Ragazzi e genitori in viaggio col “nonno”

ADESSO COMINCIANO ANCHE I “NONNI” COORDINATORI CON AVVENTURE NEL MONDO. PROSSIMO VIAGGIO: TUTTO RAJASTHAN FAMILY

Compiuti i 18 anni mio figlio non poteva più venire con me nei gruppi Family di Avventure ed io non potevo fare da solo il coordinatore. Però mi piaceva viaggiare con i genitori ed i ragazzi. E volevo continuare a fare il coordinatore family, perché viaggiare con le famiglie aveva il giusto ritmo per me. Così mandai una e-mail al “Gran Capo” Vittorio chiedendogli di istituire una nuova figura: il coordinatore “nonno”, con tanti viaggi da raccontare ai ragazzi oltre la giusta esperienza organizzativa. Vittorio mi rispose ironicamente, quasi come una risata alla proposta. Forse perché lo infastidiva potersi sentire nonno?
La settimana scorsa ricevo da Avventure il cambiamento delle regole per essere coordinatori Family: “L’unico requisito è di avere esperienza e capacità di relazione anche con i nostri piccoli viaggiatori quindi se siete insegnanti, nonni, zii divertenti…fatevi avanti ed inserite la richiesta per uno di questi viaggi.”
Tra l’altro a fronte di una richiesta notevole di viaggi family sono pochi i coordinatori con figli nell’età giusta per viaggiare. E così finalmente si è capito che coordinatori ideali possono essere anche quelli che da una vita fanno i coordinatori e che però un po’ di fiato lo devono tirare. Ecco quindi l’opportunità di ricominciare con ragazzi e genitori, senza figli propri.
Faccio subito la richiesta per “Tutto Rajasthan Family” ed il viaggio mi viene subito assegnato e si chiude con dieci partecipanti, 4 ragazzi e 6 genitori. Partenza il 5 agosto per 17 giorni.
Ora sono al lavoro per preparare il viaggio. Ho come riferimento le accurate relazioni dei viaggi precedenti. Però non posso non avere anche la famosa Lonely Planet, ultima edizione del novembre 2024, da leggere accuratamente.

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NO ALLE PROPOSTE ANTIDEMOCRATICHE DELL’ANA

La mini-leva è una puttanata se gli Alpini non educano ai valori della Resistenza. Tanto per ricordare l’Ana ammise nel 2001 tra gli iscritti gli alpini della Repubblica fascista di Salò. Famoso il Btg Bassano per le sue nefandezze ed i suoi capi furono catturati e fucilati dai partigiani.

UCCISI DAI PARTIGIANI CATTOLICI

CHI ERANO I PARTIGIANI SPIETATAMENTE UCCISI A CONCO DAI GIOVANI PARTIGIANI CATTOLICI IL 30 DICEMBRE 1943? ASSASSINI IGNOBILMENTE ONORATI COME MARTIRI DELLA RESISTENZA DA UNA TARGA NEL CORTILE DEL CASTELLO DI MAROSTICA

Giuseppe Crestani nato a Duisburg il 14 novembre 1907, rientra con la famiglia nel 1919, prendendo residenza a Tortima di Fontanelle di Conco, luogo di nascita dei genitori. Lavora a Biella e Napoli e compie il sevizio militare nei Bersaglieri nel 1927-28. I servizi segreti fascisti cominciano ad interessarsi a lui per le sue idee nel 1933 quando fa il cameriere a Torino. Poi con la scusa di andare a trovare i fratelli rimasti in Germani chiede il passaporto per andare in Francia e poi in Spagna dove si arruola nella Brigata Garibaldi con il grado di tenente. Partecipa alla vittoria di Guadalajara. Successivamente viene anche ferito. Nel 1939 Crestani va in Francia dove finisce in un campo di concentramento di reduci dalla Spagna. Il 27 settembre 1941 fu consegnato agli agenti di polizia italiani. Processato fu condannato a 5 anni di confino a Ventotene. Lì si trovò in compagnia di Curiel, Longo, Pertini, Spinelli, ecc.. Liberato il 29 agosto 1943 tornò a Tortima.
Ferruccio Roiatti, nato vicino a Udine il 24 marzo 1908, bracciante fa il servizio militare presso il Reggimento Cavalleria Aosta, dove maturò una coscienza politica e l’avversione al fascismo. Rientrato a casa nel 1929 cominciò ad operare come comunista nella diffusione della stampa antifascista e alla raccolta di fondi per il “Soccorso Rosso”. Arrestato nel gennaio 1934, veniva condannato ad 8 anni di reclusione ed inviato in carcere a Civitavecchia. Ritornato a Udine nel febbraio 1937 fu posto in regime di libertà vigilata, a cui si sottrasse per cercare di andare a combattere in Spagna. Catturato, finì nel campo di concentramento di Ariano Irpino in provincia di Avellino per finire nel gennaio 1941 alle isole Tremiti, dove rimase fino al 1° settembre 1943. Rientrato in Friuli Roiatti andò subito in montagna con il fratello Pietro costituendo il nucleo originale del futuro Btg. “Friuli”. Fu poi mandato dalla Brigata Garibaldi nel vicentino ed a Valstagna incontrò Tomaso Pontarollo.
Tomaso Pontarollo, nato a Valstagna il 21 dicembre 1905, muratore, fece il soldato nnell’8° Rgt. Artiglieria di Campagna nel 1925-26. Emigrato in Francia come minatore, si arruolò nella Legione straniera e prestò servizio in Marocco ed Algeria. Finì la ferma nel novembre 1932. Si fermò in Algeria lavorando come muratore e venendo in contatto con un gruppo di antifascisti italiani. Rientrò in Italia nel settembre 1935. Il 3 novembre 1936 Pontarollo fu arrestato dalla Questura di Pola con l’accusa di svolgere “attività comunista”. Fu subito mandato nella colonia di Ventotene per un confino di cinque anni. Il 2 novembre 1941 scaduto il periodo di confino e non essendosi ravveduto, divenne internato della Colonia di Ventotene fino al trasferimento nel dicembre 1942 nel campo di concentramento di Pisticci (MT) dove fu liberato il 1° settembre 1943. Tornato a Valstagna venne in contatto subito con “Bepi” Crestani col quale aveva condiviso oltre un anno a Ventotene.
Maschio/Zorzi, il quarto partigiano comunista che si unisce a Crestani, Roiatti e Pontarollo, resta sconosciuto come vera identità, anche se tutti concordano sulla sua origine veneziana, tant’è che è anche ricordato col nome di battaglia di “Venezia”. Sicuramente è un vecchio antifascista deferito anche al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.

È evidente che il gruppo di partigiani garibaldini ha una lunga esperienza politica e di lotta e poteva essere molto utile a dei giovani che volevano essere partigiani. Invece vengono da questi ultimi assassinati senza pietà per aver cominciato la Resistenza ai nazi-fascisti e indicando loro la strada dell’azione e non dell’ambigua attesa.
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UN AFFARE DELLA MADONNA?

ECCO LA BOZZA DI CONVENZIONE TRA VOLKSBANK E COMUNE DI MAROSTICA per l’attuazione del Piano di Recupero dell’area denominata “Ex Azzolin”
INTERESSANTE “AFFARE” PER LA BANCA CHE RECUPERA TUTTA LA VOLUMETRIA

“….che il progetto di piano prevede il recupero di una volumetria pari a 24.064,55 mc (a fronte di una volumetria esistente pari a 24.350,95 mc) mediante interventi di restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia ed urbanistica con dotazione di aree pertinenziali private a verde e parcheggio e realizzazione ed asservimento ad uso pubblico di standard a verde e parcheggio, il tutto con attuazione mediante 4 Unità Minime d’Intervento e così come più precisamente negli elaborati di Piano e indicato in sintesi di seguito:
·Edificio residenziale di pregio vincolato – Villa Girardi Azzolin (edificio A): intervento di restauro e risanamento conservativo con conferma della destinazione residenziale esistente per una superficie lorda di pavimento pari a 1675,41 mq / 5897,55 mc di volumetria (U.M.I. 2); ·Edifici testimoniali con destinazione produttiva – Opificio per cappelli e Fornace (edifici B e C): Intervento di ristrutturazione edilizia (esclusa la demolizione con ricostruzione) con cambio di destinazione d’uso residenziale per una superficie lorda di pavimento pari a 55,55 mq / 150,00 mc di volumetria e terziaria (direzionale / commercio / servizi / artigianato di servizio) per una superficie pari a 2649,7 mq / 9.518,82 mc di volumetria (U.M.I. 3);
·Edifici privi di pregio con destinazione residenziale o produttiva – Superfetazioni ed edifici degradanti a destinazione residenziale (edifici A* e F) o fabbricati costruiti o adattati per speciali esigenze di una attività industriale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali trasformazioni (edifici D, E, G): Intervento unitario di sostituzione edilizia con demolizione, trasposizione e concentrazione della volumetria recuperata in nuovo edificio con conferma e cambio di destinazione d’uso residenziale per una superficie lorda di pavimento totale pari a 2.725,44 mq / 8498,20 mc di volumetria (U.M.I. 1)
·Porzioni della cinta muraria storica ‐ Rivellini e Torre – (edifici R e Co) intervento di restauro e risanamento conservativo con realizzazione di percorso pedonale pubblico e parziale cambio d’uso (U.M.I. 3 e 4);
·Realizzazione parcheggio privato interrato per una superficie pari a 1.430,54 mq e verde privato per una superficie pari a 5800,18 mq (U.M.I. 1); ·Realizzazione ed asservimento parcheggio di uso pubblico per una superficie pari a complessivi 945,32 mq di cui 593,09 mq computabili come standard a parcheggio e spazi a verde di uso pubblico per una superficie pari a 614,82 mq (U.M.I. 1).”

Possiamo dire che il recupero ci sembra qualificante per Marostica anche se evidentemente non certo destinato ad edilizia popolare. Valutiamo il valore di vendita totale sui 20-25 milioni di euro.

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I NOMI DEGLI ASSASSINI SCRITTI SULLA LAPIDE DEI “MARTIRI”

LA STORIA RICERCA LA VERITA’ NON LE FALSITA’: IL CASO DEI “QUATTRO MARTIRI” DI MAROSTICA. ED ORA COSA FARA’ IL SINDACO MATTEO MOZZO DELLA TARGA CON GLI ASSASSINI?

Bella ed imbarazzante domanda. E gatta da pelare per il Sindaco Mozzo che deve tutelare un minimo di dignità storica di Marostica.
Per ottanta anni ogni anno si sono commemorati i Quattro Martiri, partigiani fucilati dai nazisti con la collaborazione dei fascisti. Poi si scopre con le ricerche effettuate da un prete e da uno storico che Martiri non sono, ma degli assassini.
Ricapitoliamo la faccenda. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 sembra che per l’Italia la guerra sia finita e quindi tutti a casa a far bisboccia e dimenticare il fascismo. Ma non è così. Perché i tedeschi prendono in mano la situazione, vanno a riprendere Mussolini in “vacanza” sul Gran Sasso e lo mettono a lavorare con i suoi scagnozzi con la benedizione di Hitler. La maggior parte dei soldati che si rifiuta di collaborare con il rinato fascismo viene spedita in Germania per lo più ai lavori forzati (e sono oltre 600.000). Restano i giovani. Alcuni si mettono la camicia nera e vanno a lezione dei fascisti-nazisti. Molti scappano in montagna, in attesa che la guerra finisca e per salvare la pelle. Ma subito capiscono che è una illusione e che devono fare i partigiani. Ovviamente questi giovani nel Veneto sono super cattolici e non hanno esperienza politica se non nell’Azione Cattolica. A Malga Silvagno sopra Conco si ritrova così un bel gruppetto di giovani cattolici che fanno riferimento ad un cosiddetto Comando Militare “Dalla Pozza” di Vicenza alternativo al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) e di tendenze badogliane. La situazione poi cambia con l’arrivo alla malga di quattro partigiani veri con alle spalle guerra in Spagna e prigione. È evidente che potrebbero essere il punto di riferimento per combattere nazisti e fascisti. Sanno il mestiere. Ma hanno un problema: sono comunisti e garibaldini. E non sono andati lì in vacanza, ma per agire. Subito fanno fuori due fascisti locali, una spia ed un ufficiale.
A questo punto i “cattolici” decidono di ammazzare i “comunisti”. E lo fanno nel modo più atroce. 12 giorni dopo il delitto c’è il rastrellamento nazi-fascista. Evidentemente il gruppo è indebolito dall’aver perso i migliori combattenti. Quattro partigiani cattolici vengono catturati e fucilati nel cortile del Castello di Marostica. Tre di questi sono gli autori materiali dell’uccisione dei propri compagni partigiani e sono scritti nella lapide come “Martiri”. Un clamoroso falso storico perché sono stati degli assassini. La Storia impone di rimediare e Mozzo ha la responsabilità come Sindaco di togliere quella infamante lapide. A meno che non sia anche lui cattolico- badogliano.

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UN SACERDOTE ANTIFASCISTA E STORICO

MONS. PIERANTONIO GIOS DI ASIAGO CON LO STORICO DE GRANDIS SONO LE PERSONE CHE HANNO RIVELATO L’ASSASSINIO DEI 4 PARTIGIANI COMUNISTI A CONCO DA PARTE DEI PARTIGIANI CATTOLICI ONORATI COME “MARTIRI” DALLA LAPIDE NEL CORTILE DEL CASTELLO DI MAROSTICA. UN FALSO STORICO
………….
Un dato evidente in tutte le occasioni, anche quando sapeva ritagliare aspetti inediti perfino nella consolidata agiografia di san Gregorio Barbarigo, ma soprattutto nelle pubblicazioni dedicate alla resistenza sull’Altopiano di Asiago.
«Puntuali ricerche – scrive Liliana Billanovich – compiute da Gios su vicende resistenziali scabrose e controverse (a partire da quella riguardante il gruppo partigiano di Fontanelle di Conco) hanno portato a ricostruzioni e narrazioni storiche che hanno suscitato, da parte di gelosi custodi istituzionali della memoria partigiana, polemiche e contestazioni, da leggersi anche sullo sfondo di contrapposizioni radicate nella storia passata e ancora operanti nei vissuti di protagonisti o eredi dei tragici eventi di quella guerra civile che divise le popolazioni dell’Altipiano».
Le polemiche non l’hanno spaventato «convinto altresì di condurre una battaglia di alto valore etico-civile, pure al fine di favorire forme di pacificazione, non certo affidate alla fittizia costruzione di una “memoria condivisa” o a revisionismi alteranti i termini del conflitto allora consumatosi, bensì fondate sul comune riconoscimento di una verità ricostruita e spiegata in modo attendibile, premessa per oneste e rasserenanti ammissioni di responsabilità, così da far spazio al superamento delle laceranti divisioni derivate dai fatti cruenti del passato, lasciando alle spalle gli strascichi di odi e rancori».
Il tutto nel quadro del concetto che mons. Gios aveva del mestiere di storico come servizio alla verità, non disgiunto dal servizio, di essenziale importanza, alla chiesa, «non nella prospettiva di concorrere a celebrare, difendere o esaltare l’istituzione cattolica, bensì nell’intento onesto e sincero di ricercare e accertare la verità storica qualunque essa fosse».
Un atteggiamento che le rivelava il prete fortemente imbevuto di spirito conciliare «per la convinta adesione a quello che può esser ritenuto l’elemento portante del nuovo corso imboccato dalla chiesa conciliare, ossia il mutato approccio verso la storia, con la conseguente attenzione ai “segni dei tempi” e la riconsiderazione dei processi della modernità, con la rilettura del vangelo in rapporto alla concretezza delle situazioni umane, sociali, culturali del presente, ovvero la sua ri-comprensione alla luce della realtà storica contemporanea».
Lorenzo Brunazzo
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Ma chi sono i veri responsabili del buco della Coop Consumatori di Marostica?

MA È SOLO LUIGI SCOMAZZON IL RESPONSABILE DEL BUCO DELLA COOPERATIVA CONSUMATORI DI MAROSTICA?

Non raccontiamoci fregnacce. Siamo rimasti senza parole al discorso incredibile e fuori tempo dell’ex Presidente della Coop Consumatori all’ultima assemblea di bilancio. Un invito “fraterno” alla collaborazione dei dipendenti, senza alcun riferimento a proposte pratiche per salvare la cooperativa. Eppure fu lui a porre tutte le barriere possibili ai cambiamenti necessari oltre 10 anni fa in Coop. Fanatico della logica del mattone. A creare i presupposti di una difficoltà economica evidente da tre anni senza che gli amministratori attuali si diano una mossa per affrontare il problema dei costi. Perché prima sono stati anche loro ad avallare le decisioni di Scomazzon. Certo il nuovo Presidente si è parato invitando in assemblea il vice di Coop Adriatica 3.0. Non si sa mai cosa potrebbe essere il futuro. Magari un assorbimento di Coop Marostica nella grande cooperativa. Dato che gli amministratori non sembrano avere altre proposte.
Come si è potuto fare un investimento di oltre 5 milioni di euro, quasi tutto a debito, senza sapere dove si andava a parare? Con un mercato in forte cambiamento e con una agguerrita concorrenza. Anche all’ultima assemblea non è stato presentato alcun prospetto del punto di pareggio della Coop. Cioè a che fatturato con gli attuali costi la Coop comincia a guadagnare.
E noi ci siamo messi a tavolino per calcolarlo. E ci risulta che con gli attuali costi fissi il fatturato minimo per pareggiare i conti è intorno ai 35 milioni, rispetto agli attuali 27. Un aumento di fatturato del 30%. È realizzabile?
Certo c’è anche l’alternativa di riportare i costi del personale dal 13,5% sul fatturato al 10%, come gli altri supermercati in zona. Quando ne abbiamo parlato in assemblea è sembrato che volessimo essere dei negrieri, violando i diritti delle persone. Meglio fallire che toccare il personale. Ma con che amministratori stiamo parlando? Si sentono realmente responsabili? Si tratta invece di organizzarsi in maniera diversa usando al massimo anche le nuove tecnologie e la fattiva collaborazione dei Soci.

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GUERRA AI SUPERMERCATI DELLA SPECULAZIONE E DELLE MULTINAZIONALI ESTERE

LA COOP CONSUMATORI DI MAROSTICA NON HA SCELTA: FEROCE GUERRA COMMERCIALE AI SUPERMERCATI DELLA SPECULAZIONE E DELLE MULTINAZIONALI ESTERE
Siamo appena rientrati dall’assemblea di bilancio della Coop Consumatori e come facilmente prevedibile il bilancio 2024 registra una perdita di 387.764 euro, simile all’anno precedente. Il totale delle perdite degli ultimi tre anni ammonta a 1.344.000 euro. Una grossa cifra che non sembra fermarsi erodendo il patrimonio che ora ammonta a 4.049.751 euro, con una diminuzione pari al 25%. Evidentemente l’investimento del nuovo supermercato a Breganze, fatto con soldi a debito, non ha portato lo sviluppo di fatturato desiderato. Anzi sta inchiodando la cooperativa. Anche perché è arrivato il nuovo giga Famila, frutto dell’accordo tra Bucco, Mozzo & C. e la proprietà di Famila. Tu mi dai lo spazio ex A&O per il magazzino Pro Marostica ed io ti do la possibilità del nuovo supermercato. Un accordo puramente affaristico ed in assenza di un dialogo con Coop che avrebbe allora avuto uno spazio per la Pro. Evidente colpa dell’arrogante presidente di allora della cooperativa che credeva di operare senza alcun legame con la realtà locale ed eliminando ogni dissenso in consiglio di amministrazione. E tra l’altro c’era un accordo tacito con le amministrazioni precedenti alla Lega di non concedere ulteriore spazio a Marostica per punti vendita superiori ai 1.000 metri quadri.
Cosa può fare ora Coop per non perdere il proprio patrimonio ripianando ogni anno le perdite? E ricordiamo che il patrimonio è della Comunità di Marostica non certo di particolari investitori. Deve valorizzare le sue proprie caratteristiche, oltre che ovviamente sviluppare nuove opportunità come la propria cucina con piatti pronti, iniziativa che sta riscontrando il favore dei clienti.
Siccome il problema del costo del personale è uno dei punti critici, la Coop deve ritornare alle origini quando le cooperative erano gestite direttamente dai Soci senza il costo del personale, puntando sulla assoluta convenienza dei prezzi.
Ora la Coop di Marostica si trova un Consiglio di amministrazione fatto per la maggioranza da pensionati, che hanno grande disponibilità di tempo. Ma lì non servono, scaldano spesso solo la sedia. Occorre creare invece una Associazione di Soci della cooperativa disponibili a fare volontariato nella cooperativa con funzione di supporto nei vari settori. Ovviamente pescando nella moltitudine di pensionati Soci che possono dedicare meno tempo all’orto per dare una mano alla Coop, gratuitamente o con un minimo rimborso spese. E avendo inoltre una grande possibilità di socializzare con i loro coetanei ed il personale.
In questo modo si abbatterebbero i costi, si renderebbe la Coop più partecipata e si avrebbero i prodotti venduti ai Soci estremamente convenienti e competitivi con i concorrenti, riprendendo lo sviluppo della Coop con anche ovviamente nuove iniziative nell’ambito sociale.

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E ZAIRA MENEGHIN FECE UN SILENZIO OMERTOSO

LA “PARTIGIANA” MAROSTICENSE ZAIRA MENEGHIN CONOSCEVA LA VICENDA DELL’ASSASSINIO DEI PARTIGIANI COMUNISTI DI CONCO, MA RIMASE ZITTA

E alla Meneghin è addirittura intitolata la sezione Anpi di Marostica, incredibile. Perché se prendiamo il resoconto che lei fa e pubblicato il 21 aprile 2020 “Quattro ragazzi nella Resistenza” in cui racconta la vicenda del gruppo di partigiani di Fontanelle di Conco, esalta i cosi detti Quattro Martiri, di cui c’è la lapide nel cortile del Castello Inferiore. In realtà tre sono gli esecutori materiali dell’assassinio dei quattro comunisti del gruppo essi sono: Giovanni Rossi, Luigi Nadari e Decimo Vaccari. I quattro comunisti uccisi Crestani, Roiatti, Pontarollo e “Zorzi”, sono stati mandati dal comandante della Brigata Garibaldi per organizzare la Resistenza sull’Altopiano di Asiago e sono degli eroi che hanno combattuto in Spagna contro Franco ed hanno fatto la galera come antifascisti. E vengono eliminati brutalmente dal restante gruppo quasi apolitico, ma profondamente cattolico, perché agiscono da protagonisti della Resistenza eliminando subito una spia fascista ed un ufficiale della Repubblica di Salò. Successivamente vengono anche trattati da delinquenti e dimenticati.
E la Meneghin nel suo scritto non parla della vicenda. Ma la conosceva benissimo perché era la staffetta partigiana tra il gruppo di Fontanelle di Conco ed il Centro organizzativo di Vicenza. Un silenzio omertoso per nascondere una orribile e disonorevole vicenda. Perché i partigiani uccisi potevano senza dubbio contribuire con la loro esperienza a salvare il gruppo dal rastrellamento fascista che avvenne una decina di giorni dopo l’omicidio.

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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI MANIPOLERA’?

PER ORNELLA MINUZZO, PSICOLOGA DI MAROSTICA, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI COMANDERA’ CON I SUOI CAPI SE…..
Mercoledì 30 aprile presso la Biblioteca Comunale si è svolta una serata promossa dall’Associazione Psicologi di Marostica e dall’UCIIM dedicata all’AI Intelligenza Artificiale.
Nella prima parte Ornella Minuzzo ha invitato a riflettere in merito al fatto che sta accadendo per la prima volta nella storia che l’uomo stia interagendo con delle macchine “pensanti” e da tutto ciò nascono pensieri e attenzioni del tutto nuovi e inconsueti. Fino ad ora si consideravano dotati di pensiero e capaci di dialogo solo gli esseri umani, ma ora di fronte a questi artefatti come dobbiamo porci? Queste entità potrebbero modificare il nostro modo di pensare? In realtà non abbiamo ancora le idee sufficientemente chiare su cosa sia il pensiero e in particolare come potrebbe essere un pensiero non umano per cui interagire con queste macchine, così simili ma anche così diverse da noi, ci potrebbe offrire l’opportunità di comprendere più a fondo cosa caratterizza il nostro modo di pensare e infine noi stessi come esseri umani. Ma l’interazione con l’IA peggiorerà le nostre abilità cognitive? Attualmente è possibile delegare ai sistemi di Intelligenza Artificiale anche attività molto complesse, fino ad ora considerate esclusive degli esseri umani perché richiedono l’intelligenza per essere realizzate e questo può creare preoccupazione. Naturalmente potrebbe diventare fonte di criticità se ciò avvenisse non solo per risolvere problemi specifici, ma delegando in modo sistematico il pensiero a sistemi artificiali. Quel che è certo l’IA avrà un ruolo cruciale nella trasformazione del mercato del lavoro: nel 2025, oltre il 72% delle aziende utilizza l’IA generativa in almeno una funzione aziendale. Entro il 2027, l’IA potrebbe automatizzare il 25% delle mansioni lavorative nelle economie avanzate. Nel 2024, il 40% dei lavori globali era già esposto all’IA, con una percentuale che sale al 60% nelle economie avanzate. Secondo gli analisti, le professioni a rischio sostituzione nei prossimi dieci anni sono quelle «intellettuali automatizzabili» come ad esempio matematici, contabili, tecnici della gestione finanziaria, tecnici statistici, esperti in calligrafia, economi e tesorieri.
Ciò che dovremmo proporci di evitare non è tanto lo scenario distopico in cui le intelligenze artificiali assoggettano quelle naturali rendendoci stupidi quanto la situazione più probabile in cui la tecnologia potrebbe operare da amplificatore delle differenze. E’ lo scenario in cui alcuni esseri umani in grado di governare la tecnologia diventano sempre più efficaci, efficienti e intelligenti assoggettando gli altri che sono a rischio di stupidità e vanno a costituire “la classe degli inutili” Realizzare scenari positivi per tutti senza amplificare le differenze è la grande sfida del futuro. Per affrontare queste sfide, sarà fondamentale: Investire nella formazione continua e nell’aggiornamento delle competenze, Sviluppare sia competenze tecniche che umane (pensiero creativo, resilienza, flessibilità), Promuovere la collaborazione tra settore pubblico e privato per gestire la transizione, Adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici e alle nuove richieste del mercato.
Nella seconda parte Pierantonio Garlini, esperto informatico, ha spiegato come è possibile utilizzare l’Intelligenza Artificiale in vari contesti con esempi pratici. Infatti ha presentato una Intelligenza Artificiale generativa e non solo per cui ha fatto vedere al computer una serie di esempi pratici che hanno suscitato nel pubblico emozione e soprattutto domande sulle reali potenzialità dell’Intelligenza artificiale e delle sue risposte verso quesiti reali. Un esempio, tra gli altri, è stato quello che Garlini ha presentato ai presenti su una generazione di una poesia d’amore ispirata ad Alda Merini. Ottima, molto somigliante, ma originale. O quando nella Intelligenza Artificiale generativa ha caricato un file di excel che presentava uno stato patrimoniale di clienti di Commercialisti e poi gli stessi commercialisti assististi da Garlini, quando hanno chiesto all’intelligenza Artificiale di generare un nuovo Stato Patrimoniale relativo ad un nuovo cliente, sono rimasti meravigliati per la precisione con cui l’ AI ha generato il file. Infine è stata generata graficamente una sedia moderna con le indicazioni per costruirla.
La conferenza proseguirà il 14 Maggio 2025 ore 20.00 presso Biblioteca di Marostica per il seguito di questa interessante avventura sull’ intelligenza artificiale.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica