E VISENTIN PORTA IL CUOA ALLE STELLE. MA QUANTA FATICA PER L’ASSOCIAZIONE INDUSTRIALE DI VICENZA PER AVERE UNA SCUOLA DI MANAGMENT EFFICACE ED EFFICIENTE

Ho frequentato il Master in Organizzazione Aziendale nel 1973-74. L’idea mi era venuta quando facevo la tesi di Chimica Industriale nel laboratorio CNR – Montedison a Legnaro presso l’Istituto di Fisica Nucleare. Irradiavo con raggi gamma le provette appositamente preparate di cloruro di vinile, ottenendo il PVC, noto materiale plastico. E poi studiavo con il microscopio elettronico come si era strutturato il polimero, senza essere stato attivato da catalizzatori chimici, che influivano sulla struttura cristallina. Tesi interessante, ma anche abbastanza teorica. Il che mi aveva fatto sorgere la domanda di come poi questa ricerca finisse sul mercato, con quali risultati e prodotti. E poi sinceramente ero un po’ spaventato dal diventare una specie di “topo di laboratorio”, senza una visione più ampia. Venendo a conoscenza del corso Cuoa, nato da un accordo tra l’università di Ingegneria di Padova ed Economia di Venezia ed le Associazioni Industriali, feci subito domanda con richiesta di borsa di studio, in quanto a casa di soldi ne giravano pochi. Le mie motivazioni di partecipazione furono accolte dalla commissione selezionatrice e poi mi stavo laureando con il massimo dei voti.
Il corso di management allora era una novità assoluta, una specie di Club per la formazione di manager, e basti pensare che quello della Bocconi sarebbe partito l’anno dopo. Il Cuoa aveva iniziato l’attività nel 1957-58 con i primi 9 iscritti. A parte i figli di papà con le loro aziende, tutti gli altri avevano la borsa di studio. I frequentanti erano una trentina e la sede della Scuola era in un elegante palazzetto al Portello a Padova. Non credo che allora esistessero particolari problemi di bilancio. Aveva anche il titolo di Scuola di Specializzazione di Ingegneria. Per cui facendo gli esami si conseguiva la specializzazione universitaria.
Tutto cambia con il trasferimento negli anni ’80 ad Altavilla nella Villa Valmarana Morosini, ristrutturata e donata all’Accademia Olimpica per essere una importante struttura culturale, su decisioni dei Soci in particolare le Associazioni Industriali. Si passa da una struttura economicamente leggera ad una sede con enormi costi fissi: una gigantesca villa con annessa mensa e struttura per il pernottamento. Di qui la crisi per accaparrare soldi da qualsiasi parte, soprattutto tramite la Regione con i fondi europei. E l’Associazione industriali di Vicenza principale referente della Scuola annaspa non riuscendo a trovare il Presidente capace di dirigere l’istituzione con competenza ed una precisa politica di serio sviluppo. La Scuola diventa per ovvie ragioni di bilancio un corsificio, entrando anche nel settore pubblico. Negli anni ’90 l’associazione degli ex allievi, sempre più perplessa sulle scelte, chiede un radicale cambiamento e riqualificazione della Scuola. Il Cuoa riesce intanto a sopravvivere grazie alla presenza costante del segretario Giuseppe Caldiera, mentre si susseguono nuovi presidenti e direttori.
Eppure la formazione manageriale ha un mercato interessante soprattutto nel Triveneto con il consolidamento di tutte le imprese partite negli anni ’60 -’70.
Lo dimostra l’arrivo una decina di anni fa di Federico Visentin, amministratore delegato di Mevis e presidente di Federmeccanica, conoscitore dei processi formativi in azienda, dopo che ci hanno provato Matteo Marzotto e Vittorio Mincato. Dei quali è forse meglio lasciar perdere. È il personaggio giusto che dà alla Scuola l’indirizzo vincente in termini di qualità e bilancio. Anche il 2024 chiude positivamente, anzi con il miglior bilancio della sua storia: 10 milioni di fatturato con 570 mila euro di utile. E Federico Visentin è confermato per altri tre anni Presidente, con i nostri più sentiti complimenti. Noi al Cuoa ci teniamo per il nostro sviluppo economico.

Soci Fondatori del Cuoa

  1. Banco BPM – Alberto Melotti
  2. Camera di Commercio di Padova – Gianluca Dall’Aglio
  3. Camera di Commercio di Vicenza – Barbara Beltrame Giacomello
  4. Comune di Altavilla Vicentina – Rossella Zatton
  5. Comune di Vicenza – Claudio Ronco
  6. Confindustria Veneto – Carlo Stilli
  7. Confindustria Veneto Est – Walter Bertin
  8. Confindustria Vicenza – Gianni Dal Pozzo
  9. Intesa SanPaolo – Raffaello Gazzola
  10. Niuko – Innovation & Knowledge, Federico Visentin
  11. Provincia di Vicenza – Mirco Bolis
  12. Zambon Company – Andrea Paganelli
  13. Zoppas Industries IRCA – Matteo Zoppas

Presidente Federico Visentin
Vice Presidente Walter Bertin
Consiglio di Amministrazione
Beltrame Giacomello Barbara, CCIAA di Vicenza
Da Ros Katia, Irinox SpA
Dal Pozzo Gianni, Confindustria Vicenza
Mapelli Daniela, Università degli Studi di Padova
Riello Giuseppe, Confindustria Verona
Ronco Claudio, Comune di Vicenza
Zoppas Matteo, Zoppas Industries IRCA

Direttore Scientifico Alberto Felice De Toni
Direttore Generale Giuseppe Caldiera

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

DEMOLITA UNA VILLA VINCOLATA. DENUNCIA IN CORSO

IL COMUNE DI MAROSTICA
ORDINA
Alla DITTA IMMOBILIARE GIEMME S.R.L (in qualità di DITTA proprietaria come da documentazione agli atti);-

Al Signor Arch. PAGNIN MASSIMILIANO (in qualità di PROFESSIONISTA INCARICATO e DIRETTORE DEI LAVORI come da documentazione agli atti);-

Alla DITTA PARISE MICHELE(in qualità di impresa esecutrice come da documentazione agli atti e come da informazioni acquisite dalla Polizia Locale);-

Alla DITTA SARTORI SRL (in qualità di impresa esecutrice come da informazioni acquisite e successiva documentazione pervenuta agli atti tramite la Polizia Locale); le cui generalità per motivi di tutela dei dati personali sono descritte nel documento allegato al presente atto quale parte integrante e sostanziale, non pubblicabile, (ognuno per le proprie competenze e tutti/e incaricati/e con la presente di consegnare copia della presente ordinanza a tutti gli eventuali altri proprietari/comproprietari, usufruttuari e/o aventi titolo)
l’immediata sospensione dei lavori in corso presso il/i fabbricato/i e relativo/i annesso/i ad oggi ancora in piedi (Villa storica ubicata in Via della Libertà e relativo/i annesso/i) censito/i in Catasto alla Sezione di Marostica Fg. 9 Mappali N . 2284, 2285 e 1353 (salvo più preciso/i) (Catasto Terreni e/o Fabbricati) ad esclusione dei lavori di messa in sicurezza già ordinati dal SINDACO in qualità di UFFICIALE DI GOVERNO con relativa ORDINANZA N. 103/2025 del 20/06/2025 Prot. N . 0013581 emessa nei modi e forme di legge; PRECISA che nel frattempo restano completamente a carico dei soggetti interessati e delle Ditte interessate (ognuno per le proprie competenze), nonchè a carico degli eventuali altri proprietari, usufruttuari, eventuali altre Ditte intervenute e/o aventi titolo, ogni responsabilità (civile e/o penale) derivante e/o eventualmente derivante dalla situazione di cui trattasi relativamente all’esecuzione di opere in difformità dal titolo edilizio sopraccitato ai sensi del D.P.R. 380/2001 e s.m.i., per le quali il Comune di Marostica declina fin d’ora qualsiasi forma di responsabilità e/o eventuale responsabilità (civile e/o penale)……….

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

TANTI SOLDI DA ROMA “LADRONA”

EX OSPEDALE, AREA EX AZZOLIN, EX MONASTERO DI SAN BENEDETTO…RISTORANTE DEL CASTELLO. ECCO LE PRIORITA’ DI MAROSTICA LASCIATE ALLA PROVVIDENZA LEGHISTA

La Manuela Lanzarin è stata brava ad individuare l’opportunità di riuso dell’ex ospedale con la trasformazione in luogo per persone con Alzheimer con anche il particolare finanziamento milionario. Ed erano anni che ci si arrampicava sugli specchi per trovare una utilizzazione. Adesso la palla passa a Carlo Bramezza direttore generale dell’Azienda U.L.S.S. 7 che dovrà realizzare i lavori. Era una situazione critica di un luogo quasi del tutto abbandonato, salvo alcuni servizi. Riuscirà il Bramezza a concludere i lavori nei giusti tempi?

L’area Azzolin sembrava una storia senza fine. Acquisita dalla Popolare di Marostica, dopo un tentativo di lottizzazione in era Sindaco Zanforlin e poi rivenduta in modo speculativo, era alla fine tornata alla Volksbank erede della Popolare. Ora c’è un bel progetto che rispetta le cubature esistenti e propone un habitat di sicuro interesse immobiliare. I soldi ci sono, rispetto a due altri tentativi in atto da “alveare” come quelli della ex Breco’s ed ex Belfe. Ovviamente il permesso di costruire dura dieci anni, ma riteniamo che il tutto sia in mani affidabili ed interessate.

E due tasselli per un serio futuro immobiliare abitativo a Marostica sono stati messi.

Se andiamo a vedere con attenzione, le situazioni si sono create entrambe non da una precisa programmazione, ma in modo abbastanza casuale, con una buona dose di fortuna.

Il progetto del restauro del Monastero di San Benedetto e la sua trasformazione in particolare albergo, andrebbe opportunamente esplorata con capacità propositive e competenze. Che a Marostica e dintorni non mancano. Assente totalmente è però il Comune che dovrebbe dare la spinta iniziale. Ma ormai è chiaro che i leghisti al potere a Marostica sono solo bravi a far squadra politica per pompare soldi da Roma, alla faccia di Bossi. Manca invece la capacità di progettare e realizzare, non c’è un minimo di managerialità. Indispensabile oggi per governare.

Ne è esempio vergognoso e significativo l’investimento per il ristorante del Castello Superiore. Il precedente gestore avrebbe voluto mantenere un minimo di attività e restaurare il manufatto a sue spese, scalando poi i costi dall’affitto. Ma la politica di allora, leggi Dalla Valle, disse no. Adesso ci si trova ad aver perso una montagna di soldi dell’affitto, avendo fatto un investimento senza alcun ritorno monetario. E ci sarebbe la possibilità di organizzare mostre, conferenze e concerti avendo però anche un certo tipo di ristorazione attiva. Ma con questa Giunta non arriverà neanche il carretto del gelataio per la stagione estiva. Peccato perché sono goloso dei gelati.

Ma se i cittadini di Marostica sono contenti così, non possiamo che prenderne atto.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

INCREBILE: ETRA VA IN BUON UTILE. MA COME?

ETRA NEL 2024 HA UN INTERESSANTE UTILE NETTO DEL 3,9% DOPO ANNI CRITICI. CERCHIAMO DI CAPIRE COSA CI STANNO RACCONTANDO

Ed è proprio una sorpresa, perché dopo anni abbastanza critici Etra presenta un bilancio in regola come utile. Lo stesso risultato del 2021. Ricordiamo che nel passato la “politica” voleva un bilancio in pari o dividere l’utile. Una cosa da ignoranti, perché senza utile accantonato non si fanno investimenti.
Ma l’aria sembra appunto cambiata. E se guardiamo i costi troviamo che i costi esterni diminuiscono del 4% sul valore della produzione mentre i costi del personale dell’1%. Ma in realtà la diminuzione delle % dei costi non sembra dovuta ad una maggiore efficienza, ma ad un aumento del costo dei servizi pagati dai cittadini.
Infatti l’acqua è aumentata del 9,2% dal 2024, ma l’addebito per gli utenti è stato effettuato nel 2025. Inoltre “Le tariffe del Servizio Integrato Rifiuti sono state determinate dai Piani Finanziari dei sub-ambiti tariffari del Bacino Brenta per i Rifiuti, che ha affidato ad ETRA il servizio in regime di tariffa corrispettivo; i Piani Finanziari sono stati calcolati applicando il Metodo Tariffario Rifiuti per il secondo periodo regolatorio MTR-2 aggiornato per le annualità 2024 2025, imposto da ARERA con delibera 389/2023/R/rif del 4 agosto 2023, a copertura dei costi operativi e d’uso del ca pitale sostenuti da ETRA”
«Con le tariffe, peraltro – afferma Antonella Argenti presidente del Bacino Brenta – i cittadini contribuiscono in modo significativo agli investimenti che realizziamo a favore di tutto il territorio. Nel 2023 la Società ha realizzato investimenti per abitante pari a €113. Nel 2024 sono stati €122 che diventeranno €151 nel 2025. Questi consentiranno di risolvere problemi di conferimento o di accessibilità (pensiamo alla realizzazione di centri di raccolta in circolarità, alle piazzole aperte h24 disseminate sul territorio, all’implementazione dell’efficienza degli impianti, al rinnovo del parco mezzi della raccolta alimentati a biometano prodotto dall’Azienda stessa). Il fatto che gli utenti contribuiscono alla realizzazione degli investimenti attraverso la tariffa costituisce un elemento decisivo per capire che tutti siamo corresponsabili del miglioramento del nostro ambiente. La nostra responsabilità come amministratori è di garantire l’efficacia e l’efficienza del servizio».
Insomma è passata la ferrea logica aziendale di avere utile e risorse per investire anche con soldi propri. D’altra parte di debiti in eccesso si muore.
Ecco inoltre la dichiarazione del Presidente Flavio Frasson. “Più di 22 milioni sono stati dedicati agli investimenti per il Servizio Ambientale e quasi 64 milioni per il Servizio Idrico Integrato. Per attuare questi investimenti ETRA ha fatto ricorso al mercato del credito per investimenti attraverso la strutturazione di finanziamenti da parte di stakeholder finanziari diversi, anche istituzionali, come la BEI – Banca Europea per gli Investimenti, che ci ha finanziato direttamente con un’operazione da 100 milioni di euro e durata di 20 anni. Questi investimenti sono possibili grazie alla grande capacità dimostrata dall’azienda nell’intercettare finanziamenti importanti e per la decisione di destinare buona parte delle risorse ricavate dalle tariffe a tale scopo. Questo ha voluto dire che ogni utenza ha contribuito alla realizzazione delle diverse opere programmate. Nel 2023 la quota in bolletta per abitante destinata gli investimenti è stata di € 133. Nel 2024 sono stati € 150 che diventeranno € 164 nel 2025. Le scelte maturate in questi mesi attraverso un confronto serrato e produttivo che ha coinvolto fattivamente differenti soggetti istituzionali e stakeholder, rappresentano un grande valore, oltre che economico, partecipativo”.
Insomma cari cittadini è finito il tempo della presunta Befana e si paga tutto. Il problema è di capire se i soldi sono ben spesi, perché andare in utile aumentando le tariffe è un gioco da ragazzi.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

IL PROGETTO DELL’ANA DELLA NUOVA NAJA E’ UNA PAGLIACCIATA

L’INVADENTE E SUBDOLO MILITARISMO DEGLI ALPINI, SEMPRE IN MARCIA SENZA UN MINIMO DI RIFLESSIONE STORICA
Sgombriamo il campo da qualsiasi fraintendimento. Abbiamo fatto il servizio militare come artigliere da montagna nel 1974/75 a Feltre. Dopo sei anni di intensi studi (laurea e master) non vedevo il momento di avere un anno di riposo facendo una bella attività fisica all’aria aperta come Alpino. Nulla di più sbagliato. Sono stato messo in ufficio. Le esercitazioni erano poi solo di facciata e con i muli. Gli inglesi, durante una esercitazione congiunta, per spostare i cannoni usavano gli elicotteri non certo degli animali. Insomma una situazione da esercito di poveracci infarcita dalla storia del mito del cappello alpino e dalle sfilate con la fanfara. Certo poi alla sera a Feltre si usciva in una cittadina bella ed ospitale e non si rimaneva segregati in caserma. Sarebbe stato meglio una istruzione militare di fine settimana per un certo periodo. In una ottica di difesa del territorio. E poi questa mitologia delle azioni eroiche in guerra per la Patria. Le due guerre mondiali a cui l’Italia ha partecipato non sono state di difesa, ma dichiarate. La prima con la scusa della riunificazione. In realtà i territori abitati da italiani potevano essere annessi tramite trattative diplomatiche. La seconda guerra mondiale fu dichiarata per conquistare territori a seguito dei nazisti. E gli Alpini furono mandati allo sbaraglio e massacrati prima da un certo generale Cadorna e poi dal Mussolini di turno. E gli eroismi poi sono sempre collegati alla uccisione di nemici. Perché la guerra non risparmia nessuno.
Ora da un po’ di tempo si sono intensificate le feste e le sfilate degli Alpini sostenute dall’Ana, di fatto una associazione militarista di ex. Ne abbiamo di paese, di provincia, regionali e nazionali. Ma addirittura a Bassano è arrivato il giuramento nazionale delle nuove reclute, sempre con l’Ana momento organizzativo principale. Di fatto l’Ana è una struttura paramilitare di supporto all’esercito, non certo una associazione con finalità esclusive di azione sociale, un po’ bonaria dedita a gustare il buon vino, come si vuol far credere. Tant’è che l’ultima loro proposta è quella di reintrodurre la naja come momento educativo per i giovani, con grande gioia dei nuovi neofascisti. Facendo finta di non capire che famiglia e scuola sono i veri momenti educativi per i giovani. Non certo la naja.
E facciamo anche una riflessione storica. Con l’inizio della guerra partigiana nel Nord Italia a fine ’43 e l’internamento in Germania di oltre 600.000 soldati che non volevano più combattere con Mussolini, pochi ufficiali alpini reduci dalla terribile esperienza in Russia furono validi comandanti partigiani avendo ben compreso cosa era il fascismo. Ma l’unico vero corpo militare dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana fu la 4° divisione alpina Monterosa con ben 20.000 uomini. Addestrati in Germania furono protagonisti con i tedeschi nell’unico caso in cui gli Alleati furono fatti arretrare. Era il 25 e il 30 dicembre 1944 con l’operazione Wintergewitter.
Il battaglione alpino Bassano, costituito per la maggior parte da giovani veneti, impiegato nella lotta contro i partigiani in Piemonte eccelse per la sua ferocia al pari delle Brigate nere. Tant’è che gli ufficiali poi furono catturati, processati dai partigiani e condannati a morte.
Fino al 27 maggio 2001 chi aveva partecipato alla divisione alpina fascista Monterosa non poteva fregiarsi del titolo di alpino. Poi l’Ana decise, tradendo la Costituzione e l’Italia, con una subdola affermazione che “poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria (quale patria? n. d. r.), siano considerati Alpini d’Italia”. Un vero e proprio imbroglio morale e storico.
L’Ana se vuol esistere faccia solo bene la sua parte sociale, come tante emerite associazioni di volontariato, senza essere strumento politico di destra, neofascista. E senza introdurre il passo d’oca alle prossime parate.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica

Nella foto: schieramento della divisione alpina Monterosa della Repubblica di Salò

RAJASTHAN FAMILY PER CAPIRE UN ALTRO MONDO

ORA BISOGNA ORGANIZZARE IL VIAGGIO RAJASTHAN FAMILY DI AVVENTURE, COME SI FA?
Appena richiesto mi viene subito assegnato il viaggio e per la prima volta scopro che è già completo con 10 iscritti e chiuso. Cioè nessuno può iscriversi. Ma doveva venire anche mia moglie. Non so cosa fare e comunque decido di partire lo stesso, anche da solo. Ma la fortuna è alle porte. Tre partecipanti decidono di cancellarsi. Immediatamente posso iscrivere la moglie. E restano ancora due posti liberi per una coppia.
Intanto avevo cominciato a guardare l’accesso alle informazioni sul viaggio. Sul sito accessibile al coordinatore con viaggio assegnato ci sono tutte le relazioni dei viaggi precedenti. Occorre da lì pescare le giuste informazioni. Comunque l’itinerario è simile per tutti. Si può fare però in senso orario ed antiorario. C’è una agenzia di riferimento di Avventure da contattare per fissare gli hotel, una volta evidentemente costruito l’itinerario. C’è inoltre da scegliere le guide, parlanti possibilmente italiano, per ogni città. In una relazione scopro però che c’è la possibilità di avere una guida per tutto il viaggio, che mi sembrerebbe la cosa migliore. Ed il giudizio su questa guida è buono. La devo contattare e vediamo se restiamo in budget. Perché la cassa comune, escluso il noleggio del bus pagato direttamente da Avventure, è di 550 euro a testa per alberghi, colazione e cena oltre le escursioni, gli ingressi e le mance. D’accordo col gruppo si può sforare, ma non di molto.
Adesso occorre costruire il viaggio giorno per giorno e farlo approvare dai partecipanti. Le principali tappe sono: Delhi, Mathura, Sikandra, Agra, Jaipur, Puskar, Bundi, Updaipur, Jodhpur, Jaisalmer, Bikaner, Mandawa, Delhi.
Il viaggio in totale prevede 17 giorni, quindi una totale immersione nel Rajasthan.

A.M. Referente per Marostica di Avventure nel Mondo. www.viaggiavventurenelmondo.it