
L’INVADENTE E SUBDOLO MILITARISMO DEGLI ALPINI, SEMPRE IN MARCIA SENZA UN MINIMO DI RIFLESSIONE STORICA
Sgombriamo il campo da qualsiasi fraintendimento. Abbiamo fatto il servizio militare come artigliere da montagna nel 1974/75 a Feltre. Dopo sei anni di intensi studi (laurea e master) non vedevo il momento di avere un anno di riposo facendo una bella attività fisica all’aria aperta come Alpino. Nulla di più sbagliato. Sono stato messo in ufficio. Le esercitazioni erano poi solo di facciata e con i muli. Gli inglesi, durante una esercitazione congiunta, per spostare i cannoni usavano gli elicotteri non certo degli animali. Insomma una situazione da esercito di poveracci infarcita dalla storia del mito del cappello alpino e dalle sfilate con la fanfara. Certo poi alla sera a Feltre si usciva in una cittadina bella ed ospitale e non si rimaneva segregati in caserma. Sarebbe stato meglio una istruzione militare di fine settimana per un certo periodo. In una ottica di difesa del territorio. E poi questa mitologia delle azioni eroiche in guerra per la Patria. Le due guerre mondiali a cui l’Italia ha partecipato non sono state di difesa, ma dichiarate. La prima con la scusa della riunificazione. In realtà i territori abitati da italiani potevano essere annessi tramite trattative diplomatiche. La seconda guerra mondiale fu dichiarata per conquistare territori a seguito dei nazisti. E gli Alpini furono mandati allo sbaraglio e massacrati prima da un certo generale Cadorna e poi dal Mussolini di turno. E gli eroismi poi sono sempre collegati alla uccisione di nemici. Perché la guerra non risparmia nessuno.
Ora da un po’ di tempo si sono intensificate le feste e le sfilate degli Alpini sostenute dall’Ana, di fatto una associazione militarista di ex. Ne abbiamo di paese, di provincia, regionali e nazionali. Ma addirittura a Bassano è arrivato il giuramento nazionale delle nuove reclute, sempre con l’Ana momento organizzativo principale. Di fatto l’Ana è una struttura paramilitare di supporto all’esercito, non certo una associazione con finalità esclusive di azione sociale, un po’ bonaria dedita a gustare il buon vino, come si vuol far credere. Tant’è che l’ultima loro proposta è quella di reintrodurre la naja come momento educativo per i giovani, con grande gioia dei nuovi neofascisti. Facendo finta di non capire che famiglia e scuola sono i veri momenti educativi per i giovani. Non certo la naja.
E facciamo anche una riflessione storica. Con l’inizio della guerra partigiana nel Nord Italia a fine ’43 e l’internamento in Germania di oltre 600.000 soldati che non volevano più combattere con Mussolini, pochi ufficiali alpini reduci dalla terribile esperienza in Russia furono validi comandanti partigiani avendo ben compreso cosa era il fascismo. Ma l’unico vero corpo militare dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana fu la 4° divisione alpina Monterosa con ben 20.000 uomini. Addestrati in Germania furono protagonisti con i tedeschi nell’unico caso in cui gli Alleati furono fatti arretrare. Era il 25 e il 30 dicembre 1944 con l’operazione Wintergewitter.
Il battaglione alpino Bassano, costituito per la maggior parte da giovani veneti, impiegato nella lotta contro i partigiani in Piemonte eccelse per la sua ferocia al pari delle Brigate nere. Tant’è che gli ufficiali poi furono catturati, processati dai partigiani e condannati a morte.
Fino al 27 maggio 2001 chi aveva partecipato alla divisione alpina fascista Monterosa non poteva fregiarsi del titolo di alpino. Poi l’Ana decise, tradendo la Costituzione e l’Italia, con una subdola affermazione che “poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria (quale patria? n. d. r.), siano considerati Alpini d’Italia”. Un vero e proprio imbroglio morale e storico.
L’Ana se vuol esistere faccia solo bene la sua parte sociale, come tante emerite associazioni di volontariato, senza essere strumento politico di destra, neofascista. E senza introdurre il passo d’oca alle prossime parate.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica
Nella foto: schieramento della divisione alpina Monterosa della Repubblica di Salò