IL RAG. ENZO COLOSSO, “ASSESSORE” AL BILANCIO DI MAROSTICA NON VUOL CONOSCERE IL CONTO ECONOMICO E LO STATO PATRIMONIALE ED ODIA I MUTUI

Ovviamente non fa il nostro nome, ma anche nella presentazione del Documento Unico di Programmazione cita il fatto che noi non vogliamo accettare come i Comuni fanno i bilanci. Siamo diventati il paradosso contabile di Colosso. Infatti continua a dire che esistono differenti “modi“ di fare i bilanci. Il che ovviamente non è vero. Esistono diversi “tipi” di bilanci che è un’altra cosa. Infatti il bilancio presentato da Colosso e dalla sua assistente laureata in comunicazione (e si vede!) nonché responsabile della finanza al Comune di Marostica (non si sa con quali titoli), è un bilancio solo finanziario, cioè vengono messe le entrate e le uscite. Non è un conto economico in cui vengono messi in risalto i ricavi ed i costi di periodo né tantomeno uno stato patrimoniale che fotografa la situazione economica ad una certa data. A scanso di equivoci il Colosso segue la normativa tutta tesa a dare copertura finanziaria agli investimenti, ma non va oltre anche seguendo le nuove leggi al riguardo. Su una cosa siamo però d’accordo: che il bilancio deve essere in pari in quanto il Comune deve spendere tutti i soldi dei cittadini che pagano un servizio. Ma per prudenza è meglio prevedere un utile, sempre spendibile, in quanto più che mai in questo periodo le entrate sono quelle che sono, ma i costi sono di difficile previsione. Infatti basta vedere il grafico presentato da Colosso: le spese correnti sono troppe rispetto alle entrate e sicuramente il conto economico è in perdita.

E poi non si capisce il suo terrore per i mutui. Lo giustifica che non è corretto lasciare rate da pagare alle amministrazioni successive. Ma certi investimenti richiedono denaro e l’unico modo per farli è il mutuo. Una casa comprata senza mutuo è impensabile per la maggior parte della gente. Così per un Comune che deve fare degli investimenti importanti. E poi c’è un vincolo di legge sul pagamento degli interessi per un ente pubblico a garanzia di impedire che la “politica” voglia strafare.

E noi intanto aspettiamo la chiusura dei conti del 2021.

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MARICA DALLA VALLE SI RICANDIDA A SINDACO, MENTRE SANTINI SI METTE AL SERVIZIO DI MOZZO

Le dichiarazioni delle opposizioni sul Documento Unico di Programmazione nell’ultimo consiglio comunale sono fantasmagoriche. Con piglio saccente di ritenersi, forse anche a ragione, quella che ha iniziato quel poco che il Mozzo ha realizzato finora, Marica Dalla Valle ha volato alto spiegando a quelli della Lega che comandano a Marostica che una programmazione si fa prima definendo gli obiettivi. Che nel DUP non ci sono. Certo che la Dalla Valle mette sul piatto il suo anno trascorso al Cuoa a fare il corso di marketing. E senza obiettivi il marketing non esiste. È come l’anima per un credente per cui senza l’anima la vita non esiste. Quelli della Lega invece credono al “fare per fare”. Sono dei puri materialisti. Il problema della Dalla Valle è che anche ha ancora una denuncia per omissione di atti di ufficio per la vicenda dell’appalto truccato del gas, quando era Sindaco.

Certo che poi sentire Giorgio Santini sempre col suo modo educato e paterno mettersi a disposizione di Mozzo per il “bene” della città, c’è da chiedersi se conosce cosa vuol dire opposizione, anche costruttiva. Eppure esperienza politica ne ha ha palate, ma forse ormai si è come consumata dalle troppe mediazioni. Ma adesso può meglio collaborare essendo il Mozzo stato eletto con lui in Provincia, con i complimenti per entrambe espressi in Consiglio dal vice Sindaco Scomazzon.

Ed a un anno e mezzo dalle prossime elezioni la campagna elettorale può dirsi iniziata.

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L’OBOLO DI MOZZO ALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARABINIERI DI MAROSTICA È DI 8.000 EURO

Noi abbiamo difficoltà a capire. Perché il Mozzo regala 8.000 euro alla locale Associazione Nazionale dei Carabinieri per l’acquisto di un mezzo attrezzato a protezione civile quando è operativa la Protezione Civile di Marostica con il suo corpo di volontari e la nuova sede di via Decimo Vaccari, 1?
Protezione Civile fondata con legge 24/02/1992 n.25 e con definitivo inquadramento finale con la legge delega 2 gennaio 2018 n.1.
Cioè ci pare che si stia facendo un doppione, quando gli ex carabinieri possono essere operativi nella locale Protezione civile. Ma sappiamo che i campanilismi tra le varie associazioni sono il modo per tener viva la rendita elettorale.

Noi avremmo fatto un pensiero invece di dotare il locale Club Alpino di un mezzo per gli interventi di ripristino dei sentieri intorno a Marostica, che esplorano le colline locali oltre che salire sull’Altopiano e sempre più frequentati da persone amanti della natura. Ne è un chiaro esempio la sistemazione del sentiero del Longhella affollato di cittadini e turisti amanti della natura. Prima era un sentiero brullo è deserto.

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LEZIONE DI STORIA: LA ROZA MAROSTEGANA E I MULINI

di Mario Scuro

La Roggia di Marostica è opera dell’uomo. Essa fu costruita dalla “Serenissima”, con il concorso dei suoi esperti del Magistrato delle Acque, facendola derivare dal torrente Longhella.
La mappa veneziana dell’Archivio di Stato di Venezia, datata 14 aprile 1662, opera del perito Francesco Alberti, ci rende edotti che il deflusso delle acque fu operato nel sito ancor oggi denominato “Fontanazzo” (Vallonara, all’imbocco della Val d’Inverno) e sviluppato con opere di alta ingegneria a percorrere il territorio comunale di Marostica fino al Ponte Cattaneo, con “lo scopo della macina, dell’irrigazione e del supporto alle attività artigianali e industriali” (v. Marostica centro storico di interesse pubblico).
Dalla lettura possiamo dedurre che lungo la roggia, sotto Venezia, Marostica aveva ben 11 mulini, alcuni “a copelo”, altri “a paleta”.
Sono questi i mulini, che appaiono nel disegno: 1. Fratelli Colpi, 2. Eredi Freschi, 3. Mattio Notte, 4. Eredi di Giacomo de Notte, 5. Francesco Parise, tutti nella zona di Consagrollo; 6. Paulo Zattabella (dizione successiva, mappa 1672, lungo via Maggiore Morello – ancor oggi visibile la gora); 7. Francesco Toniazzo, detto Bracco (entro le mura, ora ex-Magazzini Menegotto); 8. Paulo Marzaro (entro le mura, dietro l’attuale ristorante Caissa); 9. Paulo Marzari (lungo la prima deviazione a destra di via Roma – da ultimo noto come Chiminello, l’ultimo anche a chiudere); 10. Alberto Matiazzo (ancora visibile alle Gobbe – recentemente trasformato nella Brasserie Al Mulino); 11. Domenico Matiazzo (località Ponte Cattaneo – visibile, inglobato nella ditta Vimar di viale Vicenza).
La Roza Marostegana seguiva ad Ovest il corso del Longhella fino alla trattoria della Zita; passava sotto il torrente, sfociando davanti alla trattoria Rossi; seguiva ancora a Nord il Longhella di via Consagrollo; ripassava sotto il torrente all’altezza del fabbro Argentin, dirigendosi, affiancando via Maggiore Morello, verso Borgo Giara; lambiva, a Nord, i terreni del convento/ospedale San Gottardo e della Pieve, a Sud, il Campo Marzio; entrava nella cinta muraria a Nord della Torre R (Caron); percorreva da Est ad Ovest il centro storico, a Nord dell’attuale Corso Mazzini, attraversata da ponticelli nelle attuali vie Tempesta, Cesare Battisti, Sant’Antonio; deviava a Sud all’altezza del panificio, ultimamente Segala, scorrendo poi lungo il retro delle case a schiera ad Ovest della Piazza; usciva a Porta Vicenza, irrigando le colture agricole dell’Ortolana e dei Menacao, alimentando i grossi mulini Chiminello, Gobbe, Ponte Cattaneo e contribuendo ancora “per l’irrigazione dei campi coltivati” della piana.
Rimase a cielo aperto fino al secondo dopoguerra.
L’azione dei mulini ad acqua era impostata sull’energia meccanica prodotta dalla corrente di uno stretto corso d’acqua derivato dalla roggia, detto “gora”, regolabile nel flusso, condotto forzatamente alla grande ruota esterna all’edificio. Due erano i sistemi di azione della ruota: “a copelo” (la ruota è mossa dall’acqua che cade dall’alto nelle “cassèle”, ossia in una specie di contenitori fissati sul diametro della ruota stessa); “a paleta” (la ruota è spinta dall’acqua che scorre con conduttura forzata al di sotto, lambendola).
Una serie di meccanismi metteva in azione le due mole interne entro le quali era scaricato il grano per la macina: la prima fissa, la seconda mobile per regolare la pressione a seconda del tipo di farina che si voleva ottenere.
A Marostica i mulini erano a una, due, tre, quattro ruote.
Marostica fu per secoli centro annonario. I suoi magazzini servivano tutto l’Altopiano dei Sette Comuni (ricordiamo “la rivolta del pane” del 1915), il Canal di Brenta, la Pedemontana dall’Astico al Piave.
I Menegotto, grandi distributori di alimentari, nell’Ottocento, fissarono la loro sede fra via Tempesta e il Caneseło (resti edilizi ancora visibili dalla sede comunale) ed esercitarono la loro attività di produzione e di vendita fino al secolo scorso.

AUMENTI SU TUTTE LE OPERE PUBBLICHE. DA 150.000 A 255.000 EURO IL RESTAURO DI PORTA BREGANZE. I RITARDI SI PAGANO.

Ma la Giunta ha anche approvato l’aumento dei costi per l’area sosta camper in via Rimembranza da 95.000 euro a 122.2000.

Inoltre con i soldi della vendita di un lotto di proprietà ha approvato la spesa di 140.000 euro per l’allargamento del marciapiede a Marsan.

Insomma tanti lavori in essere senza mai sapere inizio ed una fine certa.

Dimenticavamo. La Giunta ha anche stanziato in contemporanea con gli aumenti di costi anche 1.000 euro come “mancia” a favore del Centro Studi Prospero Alpini al motto “prima il mattone e poi la Cultura”.

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I DIFFICILI AUGURI PER IL PROSSIMO ANNO

Sono ormai due anni che il virus gira per il mondo e la vita di ognuno di noi è radicalmente cambiata. Lo scorso anno a Natale ero in Messico e stavo per rientrare in Italia quando me lo sono beccato. Ho dovuto rinviare il viaggio e relativi impegni che avevo in Italia. La morale è che sono rientrato a Marostica a maggio.
Stiamo vivendo dei grandi cambiamenti. Non c’è più la frenesia di spostarsi all’estero. Con Avventure nel Mondo non ho più viaggiato. Anche se sono continuati i viaggi dove possibile e soprattutto in Italia. Siamo diventati prudenti per salvare la pelle. 800.000 morti negli Stati Uniti sono una enormità. Più di tutte le guerre combattute nell’ultimo secolo. Anche se abbiamo dentro di noi una voce incosciente che ci dice che non toccherà certamente a noi, ma ad altri e quindi spesso non ci tuteliamo sufficientemente. Certo chi ci ha rimesso la pelle sono persone per la maggior parte in qualche modo fragili e spesso appunto incoscienti.
Però ci stiamo rendendo conto che la Terra ormai è un unico Paese in cui è difficile vivere isolati e che dobbiamo salvaguardarci tutti. Siamo quasi 8 miliardi di persone e continuiamo a consumare più di quello che la natura ci permetterebbe. Siamo evidentemente troppi. Non possiamo più crescere. Poi il sistema economico basato su un continuo sviluppo ci sta portando ad una crisi ambientale pazzesca. E di questo a livello globale c’è pochissima sensibilità. Tutti vogliono stare al massimo livello di vita possibile. E chi è super ricco vuole addirittura viaggiare nello spazio,
In paesi come il Messico e tutta l’America Latina, ma anche in Africa ed in Asia, si vive come non esistesse alcun problema ambientale con ancora la popolazione non assistita da un servizio sanitario nazionale gratuito. Certo ovunque ci sono le precauzioni per il virus. Ma è chiaro che nella realtà tutto continua come niente ci fosse. Quello che ci salva nel periodo di isolamento o difficoltà di incontrare altra gente è internet con le sue possibilità di comunicazione.
E poi c’è sempre un meccanismo economico che è alla porta per abbattere il debito fatto per mantenere l’economia in questi ultimi due anni e diminuire le nostre possibilità di spesa. E cioè l’inflazione con l’aumento delle materie prime.
E tutte le dispute politiche non entrano in merito, perché nessuno vuol dire che dobbiamo cambiare modo di vivere. Comunque chi vivrà …vedrà.

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LEZIONE DI STORIA: LE ESONDAZIONI DEL LONGHELLA

di Mario Scuro

Nella diatriba sorta a seguito dell’editoriale sulle esondazioni del Longhella è stato fatto osservare da un concittadino che “gli straripamenti verificatisi a Marostica non hanno niente a che vedere con il Longhella” e che “a straripare è la Roggia Marosticana”.
La realtà storica, per quanto riguarda il Longhella, è di tutt’altro avviso.
Estrapoliamo da “Marostica centro storico di interesse pubblico”.
Il Longhella è il principale corso d’acqua di Marostica. Esso ha le sorgenti a San Luca (500 metri di quota). Chiamato la Costa, scende al piano modellando la Val d’Inverno. A Vallonara, nel luogo detto Fontanazzo, rileva l’acqua del torrente Costolo, che scorre nella valletta omonima. Da qui il Longhella prosegue nella pianura, fiancheggiando la strada provinciale del Rameston fino a Ponte Campana, ove è ingrossato dal torrente Valletta, che porta le acque dei Gorghi Scuri. Il Longhella continua la sua corsa nella campagna a Sud di Marostica e, dopo aver ricevuto l’acqua del torrente Silan, si getta nel fiume Brenta, a Rivarotta.
Durante il corso dei secoli, il Longhella è esondato più volte, danneggiando gli edifici, le strade, le coltivazioni.
Ricordiamo le esondazioni del Settecento, alle quali fece fronte il podestà Marco Pizzamano, come attesta la lapide a Porta Bassano; esondazioni che furono una delle cause per cui la “Serenissima“ decise di trasferire l’ospedale dei Garzadore di Borgo Giara (insieme con il San Gottardo di Borgo San Sebastiano) a Borgo Panica (1773).
L’esondazione di inizio Novecento fece crollare Ponte Quarello (sostituito da una passerella e ricostruito solo nel 1930, su progetto dell’ingegnere Giovanni Tescari), allora unica via di collegamento con Bassano Veneto.
È sempre viva nella memoria dei più anziani la terribile esondazione del 9 giugno 1953, allorché morì, travolto dalle acque, il campanaro di Vallonara, Angelo Crestani; l’acqua rovinò i raccolti di Vallonara; sradicò filari di viti e alberi da frutto; sommerse Borgo Giara per circa 150 cm di altezza; inondò Campo Marzio e la “Pissamana”; arrivò fino alla Piazza; le madri, sollevate le gonne sopra le ginocchia, andarono a prelevare le figlie giovani apprendiste all’uscita della Vimar, percorrendo via IV Novembre, pure allagata.
La più vicina a noi è l’esondazione del 2015, che provocò seri danni alle abitazioni e alla campagna.

ANCORA UNA VOLTA IL TRIBUNALE CI DA’ RAGIONE CONTRO L’INCREDIBILE E BUGIARDO ROBERTO ASTUNI: NESSUN REATO COMMESSO

Assolti per non aver commesso il fatto. Ma per la prima volta abbiamo subito un vero processo perché nella fase preliminare non avevamo presentato tutta la documentazione. Infatti Astuni si era buttato a pesce sull’articolo in cui lo definivamo un bugiardo, isolandolo dal contesto in cui l’articolo era stato scritto e presentando pagine di fb manipolate contro di noi. Noi sinceramente eravamo alle prime armi con fb ed avevamo appena annunciato la scoperta della inesistenza dell’Università di cui Astuni presentava il certificato di laurea, cercando su internet la “professionalità“ dell’allora presidente degli albergatori di Bassano. Erano partiti gli insulti: mona, pisci fuori dal vaso, ecc. E le minacce: pagherai caro, molto caro tutto questo. Ovviamente poi cancellando il tutto su fb. Per fortuna colti dalla sorpresa della reazione volgare di Astuni avevamo fatto copia di tutto da subito.

Ovviamente a processo abbiamo potuto dimostrare che l’articolo partiva dalla considerazione che avevamo agito per capire chi era professionalmente Astuni che ci impediva di esprimere il nostro parere sulla incredibile vicenda dei Territori del Brenta da noi definita una “cagata pazzesca”. E quindi prima avevamo scoperto la laurea fasulla dell’università inesistente di Honolulu, informando opportunamente il presidente della Confcommercio, e poi la condanna penale per bancarotta fraudolenta, cosa che costrinse l’Astuni alle dimissioni da presidente degli albergatori per il non rispetto del codice etico.
Insomma una vicenda allucinante che dimostra che occorre sempre essere parati ed attenti, ma anche che la Giustizia, con purtroppo i suoi tempi, funziona e fa rispettare le regole democratiche della libertà di opinione.
L’unico problema che la giustizia italiana non fa pagare niente a chi sbaglia. Basta pensare che anche in Messico se perdi una causa paghi tutte le spese, anche dell’avvocato della controparte.
Noi ci auguriamo che Astuni sparisca dalla vita pubblica di Bassano. E che il Giornale di Vicenza finisca di sponsorizzarlo, addirittura anche “prestando” un suo giornalista, Parolin, come testimone dell’Astuni. Incredibile e vergognoso.

A giorni pubblicheremo le motivazioni della sentenza.

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MOZZO PIANTALA SUL POLITEAMA, CHE È DA COSTRUIRE. IL RACCHELLA E LA STEFANI HANNO TROVATO I SOLDI E FATTO IL LORO DOVERE. ADESSO TOCCA A TE. QUANDO CI INVITI ALLA PROSSIMA CONFERENZA STAMPA?

Ve la ricordate la storia del Ponte Vecchio di Bassano? Poletto era trionfante perché il suo amico Franceschini gli aveva trovato i soldi per il restauro. Ma la gestione del restauro lo ha silurato come Sindaco. Per non parlare dei 5 milioni che la Fondazione Cariverona si è ripreso per incapacità di Poletto e della Pavan di spenderli.
Per il Politeama, come per l’ex ospedale, si era ormai alla canna del gas della politica dopo decenni di bla bla bla. Poi sono saltate fuori le soluzioni, trovando i schei. Ma adesso viene il bello perché occorre fare. E qui si giudica veramente il Sindaco o il direttore generale della Ulss per il nuovo centro assistenza per le persone colpite da Alzheimer. Occorrono i tempi giusti e mantenersi nel preventivo. Quindi vera capacità di gestione.

Per quel che ci riguarda evidentemente siamo felici che almeno il problema dei soldi sia stato risorto soprattutto grazie all’on. Racchella, facente parte della Commissione cultura, scienza ed istruzione. Ma senz’altro con il beneplacito del ministro Franceschini, che non è leghista e di cui il Sindaco, pluralista per modo di dire, si è dimenticato. E poi l’on. Racchella ha il diploma di Liceo Artistico, mica è laureato in Veterinaria. Quindi è del mestiere. Il problema del Politeama, iniziato con la gestione dell’”illuminato” Bertazzo era ormai una barzelletta ed uno sputtanamento della politica di qualsiasi colore.

Anche per quel che ci riguarda pretenderemmo un minimo di rispetto da parte del Sindaco dopo che ha perso su tutti i fronti nel tentativo di zittirci davanti al tribunale con i soldi dei cittadini, mentre noi per difendere la libertà di opinione abbiamo dovuto pagarci l’avvocato. Rispetto che vuol dire invitarci alla prossima conferenza stampa come una reale attività culturale di Marostica con i suoi oltre 1800 iscritti, senza contare il blog.

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SORGE A MAROSTICA “CULTURA INSIEME” COME BRACCIO AMMINISTRATIVO DELLA CONSULTA. MA IL PROBLEMA È L’INCAPACITÀ DI MOZZO & C.

Si è costituita la nuova associazione “Cultura insieme” con soci le varie associazioni della Consulta per la corretta gestione fiscale-amministrativa dei soldi delle associazioni che non possono essere oberate da problemi amministrativi. Presidente è Mariangela Cuman con vice Ornella Minuzzo. Ma la realtà associativa a Marostica sempre impegnata a proporre iniziative di buon livello, si scontra con una situazione non organizzata della Biblioteca che non ha un suo bravo direttore, ma una sempre aleatoria Coop di improvvisati, e talvolta “smonati”, dipendenti. Certo oggi come Presidente c’è un regista, rispetto ad un personaggio precedente completamente inventato. L’aria però che si respira è di provvisorietà. Poi c’è l’ufficio Cultura che sembra più ostacolare le iniziative che promuoverle e facilitarle e che fa riferimento al Dal Zotto, persona che riteniamo non adeguata all’incarico.
Addirittura poi le associazioni devono pagare di tasca propria l’utilizzo della Chiesetta San Marco per le loro iniziative. Poi sembra che non sia concesso a loro avere la sede presso la Biblioteca.
Insomma un salto agli ostacoli per operare. E dobbiamo sinceramente ringraziare l’impegno assuntosi dal trio Cuman, Minuzzo e Frison.
È evidente che così non c’è spazio anche per ripensare ad iniziative che possano rinsanguare con nuovi adepti le associazioni stesse, che languono. Occorrono forme e linguaggi diversi per dialogare soprattutto con i più giovani. E soprattutto un dialogo fra persone motivate e competenti. I giochini politici portano solo a disastri.
Abbiamo però come assessore pro tempore alla Cultura Mozzo, e sembra che la geometra Ylenia Bianchin dia una mano e non si capisce se solo nelle chiacchiere, con poi la Burei che si è tenuta la delega alla biblioteca dopo essersi dimessa da appunto assessore alla Cultura. Ma per fare che cosa?
Certo tutta questa ridicola situazione è stata messa in piedi dalla precedente amministrazione con Sindaco Dalla Valle ed assessore alla Cultura la Serena Vivian.
Ma ancora una volta Mozzo ha smentito le sue promesse di mettere a posto la situazione. Probabilmente per sua oggettiva incapacità a capire il problema.

Certo finalmente è uscito un bel numero di Cultura Marostica. Ma siamo ancora lontani da un vero progetto editoriale. Ci si muove giorno per giorno salvandosi con gli “intellettuali” marosticensi che ancora stanno al gioco.

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