Nell’era tecnologica dovrebbe essere facile reperire carte e documenti di archivio dell’Amministrazione Comunale. Registriamo, invece, la sparizione (“imbusai”? sottratti da qualche amatore?) anche di beni acquisiti con investimento finanziario e regolarmente protocollati, come quanto chiesi la tesi della concittadina Marina Maroso (prematuramente scomparsa) sul tema “Proposta di riqualificazione del Castello Inferiore di Marostica”, comprata dall’Università di Firenze; tesi che non si trovò (per fortuna, il marito ebbe la cortesia di farmi avere la copia in suo possesso). Questa superficialità operativa del nostro Comune ci sottopone alla cosiddetta “brutta figura” nell’opinione pubblica, in occasione di eventi, che interessano la Comunità. È il caso della recente scomparsa dell’ex sindaco Aliprando Franceschetti. Non una figura di secondo piano nella vita politica e amministrativa cittadina; ma un uomo che è stato sindaco per ben 21 anni (1964-70 e 1975-90), secondo solo al mitico Giovanni Pagano (1871-98, 27 anni), consigliere provinciale, responsabile politico, presente in vari enti, istituzioni, associazioni e in tutti i principali eventi comunitari, conoscitore di molti concittadini, personalmente dei suoi numerosi elettori, che visitava regolarmente ai tempi dei “capicontrada”. Nonostante la presenza del portavoce ufficiale del Comune, pagato dal cittadino contribuente, il comunicato ai media, uscito da Palazzo Tempesta, si è rivelato scarno, lacunoso, impreciso. Tanto che mi sono sentito in dovere di intervenire pubblicamente (ascoltato) con rettifiche ed integrazioni. Ricordo Aliprando, amico d’infanzia, formati insieme nella Marostica clericale, fascista, democristiana con opposizione socialcomunista. Ricordo Prando, dapprima compagno, poi avversario politico nell’età matura; entrambi, però, impegnati nella comune difesa e nell’ auspicata valorizzazione di Marostica. Non dimentico il suo contributo di “memoria” per la mia voluminosa opera “Marostica centro storico di interesse pubblico”, giunta finalmente a compimento, dopo 8 anni di studi e di ricerche. Concludendo, rinnovo la mia proposta, già espressa in Consiglio Comunale e sulla stampa. È sufficiente istituire presso l’ufficio di segreteria comunale un albo, dove vengano annotati persone e fatti che caratterizzano la vita amministrativa della nostra Città, in modo da avere una presenzialità costante di notizie certe. Valga sempre il monito: “Un paese che non ha memoria, non ha futuro certo”.
Chi sono i marosticensi, quali sono i loro comportamenti quotidiani, che stili di vita adottano, quali cambiamenti sociali sono intervenuti in questi anni? Ecco cosa ci piacerebbe conoscere con esattezza al di là della composizione per sesso, età, reddito. Questa interpretazione sociale della popolazione nasce a fine degli anni ‘80 con la scoperta dell’esistenza di 8 Italie composte da: arcaici, puritani, cipputi, conservatori, integrati, affluenti, emergenti e progressisti. Queste 8 Italie sono poi collocate in tre dimensioni: tradizione/innovazione, privato/sociale, integrazione/alienazione.
Questa analisi sociologica è stata utilizzata a piene mani nella comunicazione e vendita di prodotti e servizi orientati a precisi target. E ovviamente anche nella comunicazione politica soprattutto da chi veniva dal mondo pubblicitario e conosceva bene i meccanismi, come il Berlusconi. E ovviamente le 8 Italie subiscono forte variazione di composizione negli anni e caratterizzano anche specifiche zone. Figurarsi poi con l’avvento do internet che permette un forte impatto comunicativo tra le persone ponendo sempre in discussione costumi e valori. E che ha avuto il pregio di rompere la manipolazione dell’informazione controllata dai poteri interessati. E addirittura ha portato alla formazione di un nuovo movimento politico.
E Marostica come è cambiata in questi anni? Certamente la popolazione è invecchiata, ma anche è molto più scolarizzata. E poi il tradizionale cattolicesimo è evoluto in forme diverse forse diventando anche minoritario. Ma mantenendo valori diffusi di solidarietà e assistenza.
Dal punto di vista politico ci sono stati cambiamenti straordinari. Sparita la Democrazia Cristiana sono emersi gruppo politici facenti riferimento a personaggi locali con lotte che hanno destabilizzato la situazione portando addirittura a due commissariamenti. L’emergere recente del gruppo leghista senza apparenti correnti interne, ha stabilizzato la situazione dal punto di vista amministrativo. Ma evidentemente si tratta di una situazione molto provvisoria. Perché sostanzialmente mancano la trasparenza ed una reale capacità di visione/programmazione.
Quindi la situazione attuale può essere definita come l’emergere di un nuovo gruppo di potere che salta però ogni formazione di carattere politico gestionale. Perché i precedenti tentativi in pratica hanno fallito. Però la fine delle contrapposizioni puramente ideologiche ha permesso il cambiamento.
Noi pensiamo che la rottura avvenuta porti ad un ripensamento nell’impegno politico dei gruppi sociali emergenti, che riteniamo esclusi nell’attuale gestione comunale. D’altra parte sono emersi nuovi personaggi politici, anche se pilotati dalla vecchia nomenclatura. Personaggi che ovviamente cercheranno sempre più uno spazio personale, a patto però che intanto non si brucino con decisioni avventate e pericolose.
Comunque l’evoluzione sociale di Marostica con il cambiamento degli stili di vita sarebbe una interessante tesi di laurea ed un ottimo investimento di conoscenza e comunicazione per banche come la Volksbank o le Casse rurali.
Siamo particolarmente interessati che Marostica valorizzi al massimo la rivista Cultura Marostica che dovrebbe rappresenta il fiore all’occhiello della comunicazione culturale della città. Ora ci troviamo una delibera a firma Gabriele Dal Zotto per noi veramente incomprensibile. Non si tratta infatti di acquistare saponette più o meno profumate, ma di realizzare un prodotto culturale con una sua grafica ed una responsabilità editoriale. Il numero delle copie da stampare, costo effettivo della rivista, dipende poi dalla capacità e volontà del Comune di diffondere la rivista anche via internet. Quindi dietro alla impaginazione e stampa ci deve un progetto editoriale per sua caratteristica difficilmente programmabile a scatola vuota, ma numero per numero in base all’evoluzione delle attività culturali stesse. Ci potrebbero essere anche per esempio degli allegati.
Quindi a nostro parere il Comune ovviamente può determinare il tetto della spesa annuale, ma poi la gestione effettiva deve essere vista al momento in cui la rivista stessa è impostata con i suoi contenuti, la sua grafica, per la quale ci dovrebbe essere un contratto specifico, e tiratura. Come ci sembra sia avvenuto con l’ultimo numero. Ecco comunque quanto scrive il Dal Zotto:
“DETERMINA 1. di procedere all’affidamento del servizio di impaginazione e stampa del periodico comunale “Cultura Marostica” per gli anni 2022 – 2023 – 2024 con procedura su MEPA, mediante richiesta di offerta rivolta ad almeno 5 operatori; 2. di approvare i documenti di gara allegati al presente provvedimento: – Bando e disciplinare di gara; – allegato 1 – Timone notiziario; – allegato 2 – Modulo offerta; – allegato 3 – Dichiarazione possesso requisiti – allegato 4 – Tempistica di lavoro e consegna materiale 3. di approvare l’elenco delle ditte da invitare alla gara dando atto che il suddetto elenco è depositato agli atti del Comune e relativamente allo stesso l’accesso è differito, in conformità all’art. 13 del D.Lgs 163/2006, fino alla scadenza del termine per presentare l’offerta;. 4. di precisare che il servizio sarà aggiudicato con il criterio del prezzo più basso e che l’importo a base d’asta è di € 20.100,00 (oltre IVA 4%) pari all’importo annuo di € 6.700,00 + IVA 4%; 5. di inviare il presente provvedimento corredato dai relativi allegati al Servizio gare e appalti del Comune di Marostica, competente all’espletamento della gara sulla piattaforma MEPA, precisando che dovrà essere assegnato alle ditte partecipanti un congruo termine (non inferiore a 10 giorni) per la presentazione delle offerte;”
In questi anni abbiamo maturato una esperienza non desiderata ne’ tantomeno voluta di come funziona la giustizia italiana. Abbiamo avuto una bel po’ di denunce per la nostra attività di informazione con il blog e la pagina fb. E le abbiamo vinte tutte con sentenze che onorano la giustizia italiana. L’unica incerta è stata la querela di Simone Bucco, presidente della locale pro loco, per la nostra vignetta per la richiesta dei pensionati canadesi che chiedevano i soldi di ritorno per i biglietti della partita a Scacchi annullata. In quel caso eravamo veramente incazzati e non abbiamo sufficientemente argomentato la nostra posizione. E cioè che non era moralmente accettabile respingere tale richiesta da parte della Pro Marostica. Fossimo stati al posto di Bucco per un discorso di marketing etico avremmo restituito anche di tasca nostra i soldi. Invece la Pro Marostica ha preferito spendere i soldi per l’avvocato. Poi per legge crediamo che li abbia dovuti restituire, essendo stata ulteriormente rinviata la Partita,
In Messico ci è capitato di affittare una bella casa locale per due anni con tanto di contratto. Ad un certo punto la proprietaria, tra l’altro canadese, tre mesi prima della scadenza del contratto ci manda una dura lettera chiedendoci di sloggiare entro un mese. Un atto totalmente arbitrario. Abbiamo preso un locale avvocato e ci siamo rivolti al tribunale. In poco tempo ci è stato riconosciuto il diritto a restare fino al termine del contratto ed inoltre ci sono state riconosciute tutte le spese del nostro legale.
In Italia invece le nostre “vittorie” c’è le siamo dovute pagare tutte. Infatti non è previsto il rimborso delle spese legali se non con una ulteriore causa. Il che ha permesso ai vari personaggi locali di farci cause intimidatorie con i soldi della Comunità. Pensiamo anche ai tentativi del Mozzo, Sindaco pro tempore di Marostica, di infangarci. Invece si è preso delle belle legnate sui denti, a proposito della libertà di opinione.
Ora siamo arrivati all’ultima causa che pensavamo archiviata. Invece dopo cinque anni ecco che ci arriva la convocazione per la querela di Marica Dalla Valle sulla vicenda dell’appalto “truccato” del cambio di gestore del gas con relativa nostra contro-querela. Ne vedremo di belle?
Segni premonitori di gradimento al Fascismo si ebbero a Marostica il 24 maggio 1924, quando, su proposta del Sindaco, il Consiglio Comunale conferì la “cittadinanza onoraria” a “Benito Mussolini, Presidente del Consiglio e Duce del Fascismo, animatore di ogni più radiosa speranza nell’avvenire della Nazione, a colui che con indomito volere, con ardire superbo, con sagacia sapiente ha saputo trarre l’Italia dall’abisso in cui stava per sprofondare”. Il Fascismo mostra il suo volto in provincia con la promulgazione delle cosiddette “leggi fascistissime”, ovvero della Legge 4 febbraio 1926, n.237 “Istituzione del Podestà e della Consulta Municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti” e del Regio Decreto 3 settembre 1926, n.1910 “Estensione dell’ordinamento podestarile a tutti i Comuni del Regno”. Leggi, queste, che portano alla soppressione degli organi democratici e di tutte le funzioni svolte in precedenza dal Sindaco, dalla Giunta Comunale e dal Consiglio Comunale; funzioni che vengono accentrate nella figura individuale del Podestà. Il 21 aprile 1927, in occasione della festività per il “Natale di Roma”, entra in funzione quale primo podestà di Marostica l’avv. Giovanni Pianezzola, che tiene studio in via XX Settembre. Seguiranno il podestà cav. Lorenzo Padovan (1934-40) e il podestà Gio. Batta (Tita) Boschetti (1940-42). Le deliberazioni comunali del sistema fascista sono collegate all’unica figura del podestà. Il comune, per la gestione dell’ordinaria amministrazione, è trasformato da organo di autogoverno ad organo ausiliario dello Stato. Tale semplificazione porta a quelle che, oggi, nel sistema democratico, definiamo assurdità: v. l’iter dell’atto deliberativo. Il podestà, una mattina qualsiasi, convoca nel suo ufficio il segretario comunale, al quale detta una serie di deliberazioni con atto semplificato al massimo e, talora, con un consistente numero di pronunciamenti assemblati. Valgano come esempio l’approvazione del bilancio di previsione comunale, redatto su poco più di un foglio del Registro dei verbali e la stesura contemporanea di ben 36 deliberazioni (dal 720 al 755) il 31 gennaio 1932. Sulla carta intestata del Comune di Marostica rileviamo il progressivo connubio con il fascio littorio, fino ad arrivare alla fusione. Sul calendario – a partire dal 29ottobre 1927 – accanto all’anno dell’era cristiana, appare la nuova era per l’Italia: l’era fascista, che viene introdotta con una circolare datata 26 dicembre 1926 e che fa contare gli anni – in numero romano accanto a quelli dell’era volgare – a partire dal 28 ottobre 1922, a ricordo della Marcia su Roma. Il Partito Nazionale Fascista occupa anche gli spazi istituzionali. Chiede ed ottiene due locali a piano terra del Castello Inferiore di Marostica (“uno a favore della Sezione del Partito Nazionale Fascista, l’altro a favore del Patronato Nazionale” dapprima, “dell’Ufficio Mandamentale dei Sindacati fascisti”, che ha assorbito il precedente, poi); inizialmente con la corresponsione di canone di fitto (1926), successivamente “in uso gratuito” (1928). Il Comune affitta dalla Provincia proprietaria “un terreno ad est della sede tranviaria di Marostica [localizzato, oggi, nel Parco XXV Aprile] per “il campo di assalto per uso premilitare M.V.S.N.” [Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale] (1936). Il “sabato fascista”, istituito con Regio Decreto Legge 20 giugno 1935, dispone la soppressione della giornata lavorativa del sabato alle ore 13, in modo che il pomeriggio venga dedicato ad “attività di carattere addestrativo prevalentemente premilitare e postmilitare, come ad altre di carattere politico, professionale, culturale e sportivo”. Luogo di ritrovo a Marostica è il Campo Sportivo del Littorio – inaugurato nel 1930 – in via Campo Sportivo, nel terreno occupato ora dalla palestra e dalla scuola secondaria di primo grado. I ragazzi, in divisa e inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste, dovevano seguire cosi di dottrina fascista e compiere esercizi, tipo: maneggiare il moschetto, lanciarsi attraverso un cerchio di fuoco, eseguire volteggi. Le ragazze, in camicetta bianca e gonna nera, facevano roteare cerchi, clavette, bandiere e si esibivano nella corsa e nel salto. Frequenti erano le ricorrenze civili, celebrate visibilmente con cortei e discorsi e la vacanza scolastica. Alle ricorrenze dell’Italia sabauda: l’entrata in guerra (24 maggio), la morte di Garibaldi (2 giugno), Colombo e la scoperta dell’America (12 ottobre), l’anniversario della Vittoria (4 novembre), il genetliaco del Re (11 novembre) sono aggiunte: la Conciliazione fra Stato e Chiesa (11 febbraio), la Fondazione dei Fasci (23 marzo), il Natale di Roma (21 aprile), la Marcia su Roma (22 ottobre), l’eroismo del Balilla (5 dicembre). Anche da Marostica partono le “spedizioni punitive” degli antifascisti. Luogo di appuntamento è Porta Vicenza (vicino a casa mia), in una zona della città sede di gerarchi e di camicie nere. Bambino, ricordo il camion rosso che partiva carico di armati e con l’olio di ricino. Come è già stato pubblicato, a costante monito per la popolazione, è eretta in piazza la “forca”.
L’ultimo è quello per la scuola elementare di Vallonara con la novità dell’insegnamento col metodo Montessori. Annunciato sempre in modo trionfante dal Mozzo. Forse andrebbe spiegato cosa significa il metodo Montessori e se c’è già l’accordo con la direzione didattica. Insomma un po’ di contesto culturale. Un bambino che frequenta una scuola montessoriana infatti avrà acquisito le seguenti abilità: ⁃ è più disponibile a imparare e ad ascoltare; ⁃ è abituato a scegliere in modo libero e responsabile; ⁃ è più forte e consapevole; ⁃ lavora e interagisce meglio con gli altri; ⁃ sa autocriticarsi e collaborare. Insomma potremmo avere la formazione di cittadini modello in grado di gestire la nostra Comunità con sensibilità, onestà e competenza.
Ma con il Pnrr da utilizzare a man bassa gli investimenti sembrano moltiplicarsi. Dal ponticello sul Longhella, al Politeama, alla ristrutturazione delle scuole locali per non parlare della nuova avveniristica fermata del bus con cessi e wi-fi. Un po’ lontana dal centro e c’era già la vecchia stazione molto comoda e ben servita anche col bar. E sulla faccenda emerge l’assoluta inefficacia dell’opposizione in Consiglio comunale. E poi non si sa più niente della situazione del ristorante del Castello superiore. Ed il Comune per l’affitto guadagnava un bel po’ di gruzzoli. Poi c’è il nuovo centro per i malati di Alzheimer, ma la responsabilità, in questo caso, della realizzazione è della Ulss 7 Pedemontana.
Sembra insomma che si voglia correre dopo anni di paralisi e vergognose situazioni (es. appalto del gas e piscina). Sulla piscina però non si capisce perché come dappertutto non si finisce l’investimento con una struttura esterna. Sul gas sembra che si vada tra poco in Tribunale con relativa sentenza. Vedremo.
E per finire c’è la faccenda del Convento e qui tutti sono latitanti.
Si può ottenere lo sconto speciale solo il martedì, avere ovviamente la card Famila e 65 anni. È una iniziativa che anche l’Interspar al Grifone a Bassano applica per i primi giorni della settimana. Sempre in favore degli anziani. A questo punto crediamo che i nonni si siano organizzati per far la spesa per i nipoti, che poi sono quelli che, magari con famiglia numerosa, più hanno necessità di risparmiare. Perché il 10% sulla spesa alimentare comprensiva di tutte le offerte non è poco. Se pensiamo che la spesa media alimentare di una famiglia è intorno ai 500-1000 euro e che costituisce la prima voce di costo, avere il 10% secco senza punti o buoni spesa o ristorni, sempre comunque di valore inferiore, è una occasione da non perdere. Possiamo anche immaginare un “mercato” di anziani pensionati disponibili ad accompagnarvi a fare le compere….ma ci saranno dei limiti di spesa? Comunque se si guardano i volumi che una simile promozione può attivare, una iniziativa così è sempre un affare anche per chi la propone. Ovviamente a scapito dei concorrenti, perché la gente non può mangiare di più.
Adesso iniziamo l’anno con il “botto con il web”, così dice la Coop Consumatori di Marostica. Il botto in realtà lo stanno facendo gli aumenti dei prezzi, ma in Coop siamo in un altro mondo. Basta pensare che ancora chiedono di essere Soci senza mettere nella pagina web lo Statuto della Cooperativa, che dovrebbe essere la prima regola. O mettere la composizione del Consiglio di Amministrazione con nomi e cognomi ed eventuali incarichi. E con il web sono in ritardo di almeno 10 anni. In realtà non c’è nessun fatto concreto per combattere il costo della vita. Noi quando avevamo la responsabilità del Marketing alla Coop lanciammo nel 2010 il GAS, il Gruppo di Acquisto Solidale per aggregare i Soci su acquisti importanti con grossi risparmi. E cominciammo con il fotovoltaico avvalendoci della collaborazione del Socio Mario Menzin, un super tecnico del settore. Sono state circa 150 le famiglie di Marostica e dintorni che allora colsero al volo la nostra proposta. Fecero uno dei migliori investimenti prendendo il massimo degli incentivi. Oggi addirittura personalmente viaggio quasi gratis con la nuova macchina plug-in con la energia prodotta dal mio fotovoltaico. 50 km al giorno di ricarica mi sono sufficienti per i miei spostamenti. Ed il costo dell’elettricità è aumentato in un anno del 40%. Quindi l’iniziativa promossa oltre undici anni fa si è dimostrata lungimirante. Come premio però sono stato buttato fuori dal Consiglio di Amministrazione in dissenso anche per il non ricambio del Consiglio. Al mio posto fu “nominato” dalla solita cordata politica l’ammanicato Luca Bertazzo, impiegato bancario ora al locale Credito Cooperativo e soprattutto figlio del noto ex Sindaco. Di gruppi di acquisto o di marketing solidale non si è più parlato. Anche perché il Luigi Scomazzon, l’eterno Presidente, voleva solo il mattone di Breganze. Il nuovo punto vendita. E non voleva rompiscatole e mai essere messo in discussione dopo oltre 30 anni di Presidente.
Eppure i cittadini-consumatori dovrebbero essere organizzati per difendere i propri acquisti, il proprio reddito per vivere bene nel modo più conveniente possibile. In realtà non c’è nessun vantaggio reale e sociale ad essere oggi Socio della Coop Consumatori. Ora sembra che il Luca Bertazzo sia diventato il mago del marketing inventandosi la nuova pagina web della Cooperativa che da un punto di vista professionale fa semplicemente pena. E molti ci chiedono come fa ad andare avanti la Coop anche con prezzi spesso non competitivi. Semplice. Oltre il 50% dei Soci (anziani) ha una fedeltà di acquisto cieca ed assoluta e non fa confronti di prezzo con altri supermercati. Insomma, finché dura, ma certo non è né marketing ne’ futuro. Soprattutto oggi che è arrivato a Thiene il Tosano, a un tiro di schioppo da Breganze e Sarcedo, dove uno entra per comprarsi due cose e se ne esce con cento data l’assoluta convenienza, anche nei prodotti di marca.
l 1915 a Marostica si presenta durissimo. Il popolo dei lavori della paglia, di fronte a fame, miseria, caro-viveri ed allo spettro della disoccupazione, il 13 marzo scende da Vallonara e da Valle e tumultua nella piazza di Marostica, chiedendo “la diminuzione del prezzo del pane e del sorgo [granoturco]”. Il 15 marzo è il giorno della sollevazione generale di tutto il popolo dell’Altopiano dei Sette Comuni, con la calata a Marostica. Di primo mattino un numero impressionante di persone (stimate in 4.000: numero rilevante per gli abitanti di allora) si presenta davanti alle mura della città, chiedendo, insistentemente, “pane e lavoro”. Trovano Marostica – per la quale è stato dichiarato lo “stato di assedio” – sbarrata da carabinieri e soldati. I dimostranti, ai quali si uniscono gli operai degli opifici, riescono a rompere il cordone dei militari e penetrano nella cittadella. Assaltano la sede comunale (allora il Castello Inferiore), gli uffici pubblici, i mulini, le fabbriche, le abitazioni degli industriali, i quali si barricano nei loro palazzi, protetti da portoni rinforzati e inferriate alle finestre. Particolarmente preso di mira è il complesso Menegotto. La ditta Menegotto, che gestisce l’antico mulino Bracco, con annesso un grande magazzino, distribuito tra fabbricati e terreni nel quadrante oggi identificato con via Tempesta, via Rialto, via Callesello, corso Mazzini, serviva per la macina e i prodotti delle granaglie tutto l’Altopiano dei Sette Comuni, la Pedemontana, il Canale del Brenta, spingendosi fino al Trentino, dotata dapprima di carriaggi, successivamente di automezzi. Altro assalto viene effettuato, nella centrale via XX Settembre, a Palazzo Girardi (attualmente riedificato in corso Mazzini), simbolo dell’industria della paglia. Ad un certo punto vediamo alla testa della sommossa una donna di Rubbio, femminista antesignana, la quale incita i dimostranti brandendo un baccalà, sottratto in un magazzino. La forza pubblica ricaccia i rivoltosi fuori delle mura. Nel pomeriggio, essendo ingrossato il numero dei dimostranti con sopraggiunti provenienti da ogni parte dell’Altopiano e dai comuni viciniori, interviene la cavalleria sabauda per disperdere la sommossa. La carica, dopo i rituali squilli di tromba, avviene a Porta Bassanese. È uno scontro molto duro, con gente esasperata che non mangiava da qualche giorno. Si registrano feriti e arresti. Al Sindaco non resta altro che sequestrare tutto il pane ai fornai (altro pane arriva da Vicenza) e distribuirlo al popolo. Marostica resta occupata da 100 carabinieri e da 250 soldati in funzione di polizia. Di fronte alla gravità della situazione, la Giunta ed il Consiglio si riuniscono nelle stesse due giornate dei tumulti per affrontare e decidere sul seguente o.d.g.: “Risoluzione dell’attuale crisi riguardante il rincaro del pane e delle farine”. Premesso che “il Consorzio Agrario Governativo non ha dato alcun pratico risultato” e che “urgevano provvedimenti ad evitare disordini e a calmare la folla che invadeva gli Uffici Municipali e stava per trascendere” e che i dimostranti sono stati calmati con la promessa dell’istituzione di “apposita Commissione” e la “convocazione del Consiglio Comunale” per l’appunto, lo stesso Consiglio Comunale delibera all’unanimità (17 su 17 consiglieri presenti) “la vendita del pane a 40 centesimi e della farina di grano a 25; l’apertura di un conto con la Banca Popolare di Marostica o altro istituto di credito per lire 50.000, all’interesse del 6,50%; di sanare lo sbilancio mediante mutuo trentacinquennale da assumere con la Cassa Depositi e Prestiti”. Successivamente, il 9 aprile il Consiglio Comunale chiede un prestito di lire 9.000 all’Amministrazione Provinciale di Vicenza “per approvvigionamento di cereali necessari alla popolazione del Comune”. “Il 18 marzo la città è tranquilla. La gente dei monti torna stanca e sfinita nei propri paesi, accompagnata da cavalleggeri e carabinieri”. La guerra, che sarebbe scoppiata due mesi dopo e che vedrà Marostica “terra di frontiera”, aggraverà la situazione sociale ed economica delle nostre popolazioni.
È interessante esaminare la “politica” degli investimenti del Comune di Marostica con anche l’arrivo della Lega. Nel 2011 le opere finanziate fanno riferimento alla Porta Breganze con il punto di discesa per 450.000 euro, che sembra in completamento dopo lunga agonia, alla novità della inutile nuova stazione dei bus per 275.000 euro, all’illuminazione del Castello inferiore per 157.000 euro ed al primo stralcio del collegamento tra via Panica e 4 novembre per 180.000 euro. Le opere pubbliche 2022/2024 oltre al Politeama per 1.005.000 euro fanno soprattutto riferimento alle scuole per un investimento complessivo di 2.381.000 euro pari al 49,8% del totale. Quasi tutte le opere in programma sono finanziate da fondi pubblici. Il Comune interviene per “soli” 1.250.000 euro su un totale di 4.777.000. Incredibilmente non c’è alcun investimento per completare l’attuale piscina con anche una esterna per l’estate. Un investimento che porterebbe reddito e consenso della cittadinanza. Ma si sa, la giunta leghista voleva addirittura venderla. Per fortuna è sparito tra i futuribili investimenti l’ascensore/minareto di Scomazzon per il Castello superiore.
E poi manca un progetto di prosecuzione del restauro delle Mura e ed una idea per un progetto per il Convento dei Santi Fabiano e Sebastiano, che non può restare nelle miserevoli condizioni in cui si trova.