LEZIONE DI STORIA: QUANDO MAROSTICA DIVENTO’ FASCISTA

di Mario Scuro

Segni premonitori di gradimento al Fascismo si ebbero a Marostica il 24 maggio 1924, quando, su proposta del Sindaco, il Consiglio Comunale conferì la “cittadinanza onoraria” a “Benito Mussolini, Presidente del Consiglio e Duce del Fascismo, animatore di ogni più radiosa speranza nell’avvenire della Nazione, a colui che con indomito volere, con ardire superbo, con sagacia sapiente ha saputo trarre l’Italia dall’abisso in cui stava per sprofondare”.
Il Fascismo mostra il suo volto in provincia con la promulgazione delle cosiddette “leggi fascistissime”, ovvero della Legge 4 febbraio 1926, n.237 “Istituzione del Podestà e della Consulta Municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti” e del Regio Decreto 3 settembre 1926, n.1910 “Estensione dell’ordinamento podestarile a tutti i Comuni del Regno”. Leggi, queste, che portano alla soppressione degli organi democratici e di tutte le funzioni svolte in precedenza dal Sindaco, dalla Giunta Comunale e dal Consiglio Comunale; funzioni che vengono accentrate nella figura individuale del Podestà.
Il 21 aprile 1927, in occasione della festività per il “Natale di Roma”, entra in funzione quale primo podestà di Marostica l’avv. Giovanni Pianezzola, che tiene studio in via XX Settembre.
Seguiranno il podestà cav. Lorenzo Padovan (1934-40) e il podestà Gio. Batta (Tita) Boschetti (1940-42).
Le deliberazioni comunali del sistema fascista sono collegate all’unica figura del podestà. Il comune, per la gestione dell’ordinaria amministrazione, è trasformato da organo di autogoverno ad organo ausiliario dello Stato.
Tale semplificazione porta a quelle che, oggi, nel sistema democratico, definiamo assurdità: v. l’iter dell’atto deliberativo.
Il podestà, una mattina qualsiasi, convoca nel suo ufficio il segretario comunale, al quale detta una serie di deliberazioni con atto semplificato al massimo e, talora, con un consistente numero di pronunciamenti assemblati. Valgano come esempio l’approvazione del bilancio di previsione comunale, redatto su poco più di un foglio del Registro dei verbali e la stesura contemporanea di ben 36 deliberazioni (dal 720 al 755) il 31 gennaio 1932.
Sulla carta intestata del Comune di Marostica rileviamo il progressivo connubio con il fascio littorio, fino ad arrivare alla fusione.
Sul calendario – a partire dal 29ottobre 1927 – accanto all’anno dell’era cristiana, appare la nuova era per l’Italia: l’era fascista, che viene introdotta con una circolare datata 26 dicembre 1926 e che fa contare gli anni – in numero romano accanto a quelli dell’era volgare – a partire dal 28 ottobre 1922, a ricordo della Marcia su Roma.
Il Partito Nazionale Fascista occupa anche gli spazi istituzionali. Chiede ed ottiene due locali a piano terra del Castello Inferiore di Marostica (“uno a favore della Sezione del Partito Nazionale Fascista, l’altro a favore del Patronato Nazionale” dapprima, “dell’Ufficio Mandamentale dei Sindacati fascisti”, che ha assorbito il precedente, poi); inizialmente con la corresponsione di canone di fitto (1926), successivamente “in uso gratuito” (1928).
Il Comune affitta dalla Provincia proprietaria “un terreno ad est della sede tranviaria di Marostica [localizzato, oggi, nel Parco XXV Aprile] per “il campo di assalto per uso premilitare M.V.S.N.” [Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale] (1936).
Il “sabato fascista”, istituito con Regio Decreto Legge 20 giugno 1935, dispone la soppressione della giornata lavorativa del sabato alle ore 13, in modo che il pomeriggio venga dedicato ad “attività di carattere addestrativo prevalentemente premilitare e postmilitare, come ad altre di carattere politico, professionale, culturale e sportivo”.
Luogo di ritrovo a Marostica è il Campo Sportivo del Littorio – inaugurato nel 1930 – in via Campo Sportivo, nel terreno occupato ora dalla palestra e dalla scuola secondaria di primo grado.
I ragazzi, in divisa e inquadrati nelle organizzazioni giovanili fasciste, dovevano seguire cosi di dottrina fascista e compiere esercizi, tipo: maneggiare il moschetto, lanciarsi attraverso un cerchio di fuoco, eseguire volteggi. Le ragazze, in camicetta bianca e gonna nera, facevano roteare cerchi, clavette, bandiere e si esibivano nella corsa e nel salto.
Frequenti erano le ricorrenze civili, celebrate visibilmente con cortei e discorsi e la vacanza scolastica.
Alle ricorrenze dell’Italia sabauda: l’entrata in guerra (24 maggio), la morte di Garibaldi (2 giugno), Colombo e la scoperta dell’America (12 ottobre), l’anniversario della Vittoria (4 novembre), il genetliaco del Re (11 novembre) sono aggiunte: la Conciliazione fra Stato e Chiesa (11 febbraio), la Fondazione dei Fasci (23 marzo), il Natale di Roma (21 aprile), la Marcia su Roma (22 ottobre), l’eroismo del Balilla (5 dicembre).
Anche da Marostica partono le “spedizioni punitive” degli antifascisti. Luogo di appuntamento è Porta Vicenza (vicino a casa mia), in una zona della città sede di gerarchi e di camicie nere. Bambino, ricordo il camion rosso che partiva carico di armati e con l’olio di ricino.
Come è già stato pubblicato, a costante monito per la popolazione, è eretta in piazza la “forca”.