ANTONIO PIGAFETTA, IL VICENTINO CHE SCRISSE IL DIARIO DEL VIAGGIO DI MAGELLANO PRESENTATO A MAROSTICA

Il ritrovamento del diario avvenne nel 1797 e costituisce uno dei più preziosi documenti delle grandi scoperte geografiche del ‘500. Pigafetta, esponente della cultura della Vicenza del Palladio, si fece presentare alla Corte spagnola ed a Magellano dal cardinale di Barcellona, in contatto con Venezia. Era inoltre cavaliere dell’Ordine di Rodi, fatto non trascurabile per poter partecipare alla spedizione. E così poté far parte dell’equipaggio per il giro attorno al mondo sopravvivendo anche alla morte di Magellano ed alla maggior parte dell’equipaggio. Su circa 220 ne tornarono 18 con l’unica nave rimasta, ma piena di spezie, tanto da poter ripagare i debiti della spedizione.
L’iniziativa che viene presentata anche a Marostica intende ripercorrere il viaggio di Pigafetta attraverso le immagini dei luoghi visitati durante la spedizione di 500 anni fa, riprese oggi da chi viaggia con la formula di Avventure nel Mondo e commentate con gli stessi scritti del Pigafetta, un grande vicentino ancora poco conosciuto.
La presentazione sarà presso la ex Chiesetta San Marco a Marostica giovedì 16 giugno alle ore 20.30.

Avventure Vicenza – Amici della biblioteca di Marostica

GIORGIO SANTINI PRESENTA A MAROSTICA LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO. MA È AGIRE PER LA VERA PACE?

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“La Comunità di Sant’Egidio nasce a Roma nel 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi che, nel clima di rinnovamento del Concilio Vaticano II, comincia a riunire un gruppo di liceali, com’era lui stesso, per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo. Nel giro di pochi anni la loro esperienza si diffonde in diversi ambienti studenteschi e si concretizza in attività a favore degli emarginati. Nei quartieri popolari della periferia romana inizia il lavoro di evangelizzazione che porta alla nascita di comunità di adulti.
Il primo dei servizi della comunità, quando ancora non aveva preso il nome di Sant’Egidio, fu la scuola popolare per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, come il “Cinodromo”, lungo il Tevere, nella zona sud di Roma.
Dal 1973, nella chiesa di Sant’Egidio in Trastevere, la prima chiesa della Comunità, si dà il via alla consuetudine della preghiera comunitaria serale, che da allora accompagna la vita di tutte le comunità.
Nella seconda metà degli anni Settanta, la Comunità comincia a radicarsi anche in altre città italiane e, poi negli anni Ottanta, a diffondersi in Africa, America e Asia. Sin dalle origini, il servizio ai poveri e il sostegno ai diritti e alla dignità della persona caratterizza, assieme alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo, la vita della Comunità che ha costruito forme di aiuto e di amicizia per fronteggiare diverse situazioni di povertà e disagio (anziani soli e non autosufficienti, immigrati e persone senza fissa dimora, malati terminali e malati di Aids, bambini a rischio di devianza e di emarginazione, nomadi e portatori di handicap, tossicodipendenti, vittime della guerra, carcerati e condannati a morte).
La familiarità con le situazioni di povertà e la constatazione delle deprivazioni prodotte dalle guerre hanno portato la comunità di Sant’Egidio a un impegno esplicito a favore della pace.
Il 18 maggio 1986 il Pontificio Consiglio per i Laici riconosce la Comunità di Sant’Egidio come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio.”

Abbiamo ascoltato attentamente la presentazione di Santini e del rappresentante della Comunità sabato scorso presso la sala dell’ex Opificio con il racconto degli interventi fatti anche nella vicenda dell’Ucraina, ma ci siamo posti una domanda a riguardo del “pacifismo”. Pur apprezzando gli interventi di soccorso alle popolazioni colpite da situazioni di guerra e l’attività della Comunità per portare la pace intervenendo direttamente con trattative tra i combattenti, riteniamo che per raggiungere la pace ci sia una sola azione per cui bisogna battersi a fondo.
Pacifismo a nostro parere è impedire con la massima intransigenza il commercio di armi boicottando in tutti i modi i produttori, rivelando i trafficanti, abolendone l’acquisto dai bilanci degli Stati e occorre poi far in modo che gli eserciti siano aboliti. Certo è una battaglia lunga, anche utopistica, ma in pratica è l’unico modo reale per evitare le guerre. Perfino nei più sperduti villaggi dell’Asia e dell’Africa abbiamo visto ragazzini con il kalashnikov o roba simile. Una vera pazzia. Con la gioia però di chi vi investe con grandi profitti.

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IL TAPPETO “MAGICO”, ACQUISTATO DAL COMUNE DI MAROSTICA, È FORSE QUELLO DELLA FOTO?

Abbiamo scoperto la determinazione del Comune di Marostica a firma Cristina Minuzzò, responsabile dell’Area Lavori Pubblici, Patrimonio, Ambiente per l’acquisto del nuovo tappeto per l’ingresso della sede municipale.

Dato che la ditta scelta porta il nome di “Magic Clean Srl” e che il costo del tappeto è di 292,80 euro, pensiamo di aver trovato il modello su cui potrebbe orientarsi il Comune.
Si tratta evidentemente di un tappeto magico per cui si potrebbe entrare in Comune attraverso un “buco”. Ci auguriamo di poter fare questa esperienza straordinaria.

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L’ATTACCO DI FAMILA E TOSANO AFFONDA IL BILANCIO 2021 DELLA COOP CONSUMATORI DI MAROSTICA, CON UNA STRATEGIA AZIENDALE OBSOLETA

Lo avevamo detto oltre sei anni fa in base alla nostra esperienza professionale di ristrutturazione aziendale con la Lega Coop, come amministratore delegato di Fujifilm Italia e poi di direttore generale di Exhibo SpA. E siamo stati buttati fuori dal Consiglio di Amministrazione in modo ignobile, con la professionalità che abbiamo, con l’uso delle solite cordate più o meno “politiche” senza confronto in assemblea sul programma. Noi dicevamo che andava attivata la sala riunione con un serie di attività, usato per la pubblicità e la relazione con i Soci Internet, iniziata la consegna a domicilio della spesa con una Coop di giovani, attivata una cucina interna per i piatti pronti, continuate le iniziative di gruppi d’acquisto come avevamo già fatto con il fotovoltaico. Insomma proponevamo di valorizzare il fattore differenziale del marketing solidale di una vera Coop, invece che la politica del mattone, che spesso non paga, e della sola vendita di scatolette con il solito marketing consumistico. Tutte iniziative da noi proposte, e a suo tempo bocciate, e che solo oggi si tentano di attivare con affanno, ovviamente.

Oggi la Coop Consumatori sta perdendo la sfida lanciata da Famila e Tosano. Anche con il nuovissimo punto vendita di Breganze diminuisce nel 2021 il fatturato rispetto al 2020 e soprattutto presenta un risultato operativo negativo dovuto a costi, soprattutto del personale, non recuperati.
Ed il tutto era facilmente prevedibile. L’utile aziendale ed il misero ristorno ai Soci saltano fuori per i contributi dato dal sistema Coop con il premio di fine anno dei fornitori.

Noi riteniamo che la Coop abbia una grande carenza di competenze al suo interno perché non le ha voluto costruirle e sia imbalsamata da una presidenza più che trentennale contro le regole democratiche della rotazione degli incarichi.

Noi il nostro impegno professionale lo abbiamo dato per sei anni e non ci impegneremo operativamente mai più. Ora facciamo gli “indiani” e vedremo quel che succede in assemblea martedì 21 giugno alle 20.15 nella sala riunione in via Montello 22 a Marostica. Se ci cercherà ancora una volta di non discutere e di chiudere in fretta la riunione per andare a “magnare”.

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LA SORPRESA DELLA VISITA AL CASTELLO DI MAROSTICA CON GLI “AMERICANI”

Ecco arrivati gli ospiti Messico-americani, vivono in Texas, per visita alla sorella.
Tre giorni intensi con visita ad Asiago, Vicenza, Bassano e Marostica.
Ovviamente non sono mancate le ottime pizze alla Rondinella ed alla Scaligera, molto apprezzate dalle giovani. Inoltre l’esperienza della cucina locale alla Zita con i bigoli all’anitra è stata super sia per la bontà che per il prezzo pagato, in linea con il budget per un gruppetto numeroso.

Ma il top per gli americani è stata la visita al Castello Inferiore. Il biglietto costa 8 euro, che non è poco. Per fortuna la molto professionale fanciulla al banco ci dice che come “marostegano” per me l’entrata è gratis. E quindi ne ho approfittato. Dopo la salita delle scale nella torre, la vista della piazza e del Castello superiore dalla cima delle Mura è spettacolare e magica soprattutto per degli stranieri. Ad un certo punto per scendere c’è una porticina con freccia nera sulla porta. Scendiamo dalle scale in legno ed arriviamo in una grande buia e polverosa soffitta dove sono ammucchiati foto e cimeli della Partita.

Incredibile che lo spazio non sia stato ben attrezzato ed organizzato con la “Storia della Partita a Scacchi”.
Ed il geom. Bucco, Presidente della Pro Marostica, cosa fa? Solo il venditore di prodotti locali ben piazzati lungo il percorso obbligato alla biglietteria?

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RIPARTE L’AFFIDAMENTO DELLA INDECOROSA “CANTINA” DEL POLITEAMA IN ATTESA DELLA FINE DEL RESTAURO DEL TEATRO

Viene chiamata in modo aulico Sala Polivalente, ma in realtà è la cantina del Teatro e come ogni anno il Comune bandisce la concessione ad associazioni culturali o enti non profit.

Ma sappiamo già che il destinatario sarà l’associazione Teatris di Marostica con presidente Denis Dalla Palma e principale attivista Maurizio Panici. Il progetto portato avanti dall’associazione è di assoluta importanza culturale per Marostica in attesa che la “politica” finisca con la farsa della costruzione del Politeama per dare alla città ciò che da anni attende.
Ci sarà un contributo del Comune di 15.000 euro annui.

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MAROSTICA SENZA LE MURA: UNO SQUALLIDO AGGLOMERATO DI UN PAESAGGIO CEMENTIFICATO

Immaginiamo per un momento Marostica senza cinta muraria, quel segno che definisce un riferimento certo e visibile da lontano.
Essa scomparirebbe dalla corona collinare lasciando un vuoto nella ‘teoria dell’avvistamento’ che unisce punti contigui ad est e ad ovest lungo il limes pedemontano. Lascerebbe indifferente il transetto verso l’altopiano che segue il sentiero ‘Sette’ e tocca le diverse contrade di mezzacosta. I Carmini, da nucleo lineare confinato, si estenderebbero rafforzando la contrada ovest verso il Castello Superiore e quella est sul Pauso e Santa Maria. La città avrebbe un anfiteatro edificato in collina e il suo ecosistema cambierebbe volto, forse lo stesso clima.
Forma e struttura del centro storico principale si dissolverebbero, non più costretti da un limite, lasciando un nucleo dignitoso ma senza rango rispetto a Borgo Giara o a Borgo Panica. Una piazza senza confini impellenti tenderebbe a svuotarsi. Ma della presunta dignità rimarrebbe poco: forse soltanto la successione delle tre centralità su un naturale dorsale. Perché, senza ‘mar’, mancherebbe la cesura, la soluzione di continuità, che evita la commistione di aree centrali con l’espansione.
La cinta ha creato un centro definito e protetto, che, assieme agli altri due (di transito), ha sostenuto per secoli l’insediamento principale, la sua amministrazione, la residenza, la manifattura, l’agricoltura, il commercio e i servizi. In questo aiutata dalla genesi della città diffusa che nei nuclei rurali e nelle stesse case sparse trovava spunti di crescita per addizione e sostituzione. Una popolazione stazionaria, anche se socialmente dinamica e aperta ai rapporti con il mondo, avrebbe potuto essere accolta attorno a e negli insediamenti storici, anche a seguito di importanti dismissioni.
Ma ciò non è avvenuto, perché l’amministrazione pubblica, dalla seconda metà del XIX secolo, ha interpretato la sua missione urbanistica in modo peculiare, scegliendo un’altra strada.


Idea: Mari Scuro
Testo: Domenico Patassini
Foto: David Graham
Foto ritocco: Italo Baggio

DALLA GIUNTA MOZZO A MAROSTICA UN CONTRATTO FUORI DI TESTA PER IL MUSEO DEGLI SCACCHI. È UN TOTALE ESAUTORAMENTO DEL COMUNE

Solo degli incapaci possono accettare le condizioni imposte da Giovanni Longo per la donazione della sua collezione per Museo degli Scacchi.
La Giunta leghista nella recente delibera addirittura accetta che il Museo si chiami con il nome del donatore, dimenticandosi che il luogo non è privato, ma pubblico. Quello che avviene nel mondo è che il Museo ha il suo proprio nome. Nel nostro caso potrebbe essere dedicato, se non lo si vuole semplicemente chiamare Museo degli Scacchi di Marostica, a Mirko Vucetich, quello che la partita a scacchi la ha inventata davvero.
Il nome del donatore è normalmente posto in una apposita targa in evidenza con i ringraziamenti. Proprio non esiste che il donatore imponga il suo nome al Museo. La sua roba a queste condizioni se la può mettere in quel posto.

Ma non è finita. Il megalomane di turno deve approvare l’allestimento del “suo” museo ovviamente finanziato dal Comune, con il logo ed impone la sede (il Castello Inferiore), la data di apertura oltre la comunicazione che deve sempre fare il Comune.
Inoltre il Comune ogni anno deve stanziare 10-15.000 euro per lo sviluppo e l’incremento della collezione. Il Giovanni Longo impone anche la composizione del comitato tecnico scientifico nel quale non può mancare la sua presenza.

Ripetiamo che siamo alla completa follia ed alla non conoscenza degli strumenti giuridici per gestire una donazione, che non può prescindere dalle autonome decisioni dell’Ente Pubblico.

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LA SCALA DI ACCESSO PER PORTA BREGANZE A MAROSTICA COSTA 205.000 EURO

Grazie alla possibilità di accesso al locale attiguo alla torre offerta da Volksbank nell’area ex Azzolin con comodato d’uso gratuito, finalmente si può costruire la scala di accesso interna con il permesso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona che di accessi esterni precedentemente proposti proprio non ne voleva sentire. E la Dalla Valle aveva pagato un progetto in tal senso poi bocciato.

E quindi finalmente si sistema la faccenda con un bel po’ di soldi per la scala tra cui si evidenzia il costo di 43.500,00 per “serramento scorrevole motorizzato per copertura”.

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MARIO SCURO È L’UNICO CHE HA IL CORAGGIO DI DIRE I PROBLEMI SULLE MURA. BUCCO, MURARO E DINALE SUONANO SOLO IL VIOLINO

Al convegno sulle Mura di sabato scorso l’ultimo a parlare è stato Mario Scuro. Ed è stato l’intervento più propositivo. E Scuro era stato addirittura escluso dal convegno, probabilmente ritenuto troppo anziano e forse “rimbambito”. Ha dovuto lui stesso, protestando, quasi autoinvitarsi. Incredibile la mancanza di rispetto nei confronti di chi conosce nel dettaglio la situazione delle Mura e che tanto si è battuto per la loro salvaguardia.
Va dato atto al geom. Bucco ed alla sua “assistente” Bianchin di aver finalmente compreso che la Partita a Scacchi va contestualizzata con la storia di Marostica. Era ora che non ci si fosse solo focalizzati sulla Partita, che ricordiamo è una falsa ricostruzione storica, ma una eccezionale opera d’arte dell’arch. Vucetich che portò in campagna il folklore tipico di Venezia. La relazione sui tempi di Cangrande della Scala e della costruzione delle Mura del prof. Muraro è stata notevole ed interessante come l’intervento dell’arch. Dinale sui principi “militari” della loro costruzione.

Ma dal punto del fare siamo alla diplomazia politica. Solo il prof. Scuro non si è limitato ad esporre i vincoli urbanistici del decreto Soragni, legge di Stato per proteggere Marostica. Ma ha disegnato un quadro drammatico dell’ inerzia dei cittadini di Marostica e delle loro rappresentanze politiche nel difendere un patrimonio storico “unico”. Ne è emersa una situazione di decisioni errate, disinteresse, ignoranza, opportunismo e menefreghismo da veramente vergognarsi. E basta semplicemente seguire l’esempio di Cittadella che ha restaurato le sue Mura con un serio progetto e che oggi ne può andare fiera con anche un riconoscimento notevole di visitatori.

Insomma qualcosa si sta muovendo con almeno la presa visione delle problematiche legate alle Mura. Ma il coraggio politico di decidere ancora non c’è. Siamo ancora alla richiesta da parte del vice Sindaco Scomazzon di applaudire la Ylenia Bianchin per l’impegno ad organizzare il convegno. Ma si rendono conto della “boiata”? Interessano i fatti concreti a salvaguardia della Città.

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