Un programma corposo da marzo a dicembre (con tre, quattro iniziative al mese) con il filo conduttore della Pace è quello che propone la Consulta tra le Associazioni del Territorio. Nulla da dire della proposta culturale che ci sembra ben costruita coinvolgendo associazioni e persone del territorio.
Ma una simile proposta culturale affronta veramente il problema della pace? O è un modo per appagarsi culturalmente come farsi un buon bicchiere di vino?
Noi apparteniamo alla generazione che è sempre stata contro le guerre. Ma abbiamo capito che tutte le iniziative, tutte le manifestazioni per la pace non hanno senso se non si affronta il vero problema delle guerre. Che sono le armi. Se non si blocca la vendita di armi, se non si lotta per l’eliminazione degli arsenali nucleari, se non si boicottano le fabbriche di armi, saremo sempre al punto di partenza.
Basta vedere tutto quello che è avvenuto in questi anni in vari paesi dell’Asia, dell’Africa o dell’America Latina. Con la montagna di armi sempre più sofisticate non ci sarà mai la Pace.
Un reale percorso per una cultura di Pace non può prescindere dal cercare di bloccare la diffusione delle armi, altrimenti è come ci appagassimo come degli hippy con musica e balli mentre la realtà è fatta di milioni di morti uccisi da armi sempre più potenti e sofisticate, per non parlare delle bombe atomiche in circolazione. E dato che ci sono con elevata probabilità di essere usate.
La realtà è ben più drammatica di quello che si può immaginare e non possiamo solo accontentarci di una generica e gratificante “cultura” della Pace. Suonare una trombetta sotto il frastuono dei cannoni, senza intervenire alla radice del problema, è inutile ed anche abbastanza ridicolo.
Osservatorio Economico Sociale di Marostica