MAROSTICA HA BISOGNO DI AVVEDUTEZZA PER IL FUTURO NON DI IMPROVVISAZIONE

Mi permetto di integrare l’editoriale del 14 luglio scorso, aggiungendo che Marostica abbisogna anche di avvedutezza nelle scelte per il futuro, oltre che di vera solidarietà. Va subito sottolineato che i rapporti amministratori-cittadini mai sono scesi così in basso come ora, nemmeno ai tempi della Democrazia Cristiana con 24/30 consiglieri.
A parte l’estemporanea penalizzante (per i cittadini) scelta della “fermata” al posto della “stazione” (esistente), i cittadini vorrebbero conoscere le motivazioni per cui è stata progettata una “scuola montessoriana” a Vallonara e le giustificazioni del sindaco Matteo Mozzo come “esperto” di pedagogia, dal momento che sui “media” non si ravvisa traccia.
Va, innanzi tutto, reso noto al cittadino che Marostica “castellana” non si è ancor oggi dotata di una scuola superiore autonoma. È fallito il tentativo effettuato di una sezione staccata di ragioneria, come noi avevamo preventivamente previsto in sede consiliare. L’istituto superiore esiste, per fare un esempio, nel contiguo “villaggio” di Nove).
Sul piano finanziario appare poco più che irrisorio il contributo ministeriale di 150.000 euro per costruire ex-novo una scuola, qualora poniamo mente ai contributi milionari ottenuti per la scuola da Cassola, Rosà, Rossano, Romano, Tezze (per non dire di Bassano), per stare solo al nostro comprensorio.
Come pedagogista, formato alla scuola di maestri internazionali, quali Volpicelli, Marzi, Petter, Bruner, Suchodolski, Luban Plozza, legato a Maria Montessori dapprima come studente poi come docente (seguendo Giuseppe Mori – “Bepi Freccia” per gli amici, stante la sua metodologia di accompagnare le sue lezioni con frecce direzionali), mi permetto alcune osservazioni.
Il “Metodo Montessori”, sorto all’inizio del Novecento e diffuso, poi, in vari paesi del mondo, bloccato in Italia dal regime fascista, si basa sull’intuizione di “permettere ai bambini la libertà di scegliere e di agire liberamente, all’interno di un ambiente preparato per accogliere liberamente, con obiettivo di ottenere una adeguata crescita sia fisica che mentale che spirituale”.
La scuola si organizza con le classi aperte, nel senso di interrelazione fra i più piccoli e i più , ch obbliganograndi.
Conseguentemente, la scuola deve essere costruita “in proporzione al bambino”, bella, colorata, pulita, ordinata, facilitante il movimento e l’attività.
Il materiale (costoso), messo a disposizione nella scuola, deve essere appositamente scelto in modo da far scaturire l’interesse spontaneo del bambino, contribuire al suo sviluppo cognitivo e sensoriale.
La Montessori distingue quattro periodi dello sviluppo umano per giungere alla maturità: a) dalla nascita ai 6 anni; b) dai 6 ai 12; c) dai 12 ai 18; d) dai 18 ai 24.
Il metodo montessori ha l’appendice “a casa”, con indicazioni specifiche, che obbligano la famiglia alla scelta di cameretta, materiali, collaborazione domestica, rapporto relazionale.
I giochi sono, per lo più in legno. L’attività scolastica cura l’orticello annesso.
Il metodo non approfondisce il problema dei “diversamente abili” (oggi accolti in tutte le scuole pubbliche). In Italia la scuola montessoriana conta su poco più di un centinaio di scuole (per lo più private), mentre è più diffusa nel mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Olanda).
Tutto ciò esplicato, è d’obbligo l’interrogativo: nell’attuale situazione politica, economica, sociale è in grado Marostica di coinvolgere, nel progetto dirimente di Vallonara, amministratori, dirigenti, docenti, ausiliari, psicologi, medici, genitori, trasportatori, fornitori?
Faccio presente che l’Amministrazione cittadina lesina sull’aiuto per lo sviluppo della scuola marosticana: in 70 anni di Italia democratica e repubblicana ha costruito solo la scuola dell’infanzia di Crosara e la scuola media del Capoluogo; non ha ancora presentato un progetto per la cultura della Città, annunciato fin dall’incontro del 28 febbraio 2019 nella Biblioteca Civica; non valorizza per questo l’apporto collettivo della Consulta delle Associazioni Culturali del Territorio.
Sul piano insegnamento, la “rigidità” avvertita nel metodo montessoriano va implementata con l’apporto della successiva didattica, che troviamo nelle scuole di Reggio Emilia, nella Scuola Città di Pestalozzi a Firenze, nel Collegio del Mondo Unito di Duino, nell’Istituto Majorana di Brindisi.
Marostica, dopo aver promosso il Centro dell’Espressione del Bambino, che raggiunse, negli anni Sessanta rinomanza sul piano nazionale, lo ha affossato, con la conseguenza che vediamo oggi prevalere nella scuola il fare uguale, la copia.
La scuola montessoriana è sempre stata una scuola di “élite”.
La famiglia attuale (non solo quella tradizionale) pressata da mille problemi, mostra di avere genitori in grado di rispondere al protocollo montessoriano previsto?
Infine, l’Amministrazione ha previsto il “budget” complessivo dei costi ed analizzato la rispondenza del territorio?
Nell’attuale situazione comunitaria, per una nuova scuola, forse, era preferibile puntare su una scuola superiore con indirizzo occupazionale “garantito”; ad esempio, l’istituto alberghiero, che già l’Amministrazione comunale di Marostica ha rifiutato, a tutto vantaggio della fagocitante Vicenza.

Mario Scuro