IL FUTURO ISLAMICO DEL CASTELLO SUPERIORE

di Mario Scuro

In appendice al bando di gestione della Taverna de Marostega, l’Amministrazione Comunale ha pubblicizzato il futuro della sommità del Pausolino, prospettando “il nuovo parcheggio di fronte all’ex Museo Ornitologico”; rispolverando l’idea dell’ “ascensore-minareto” per raggiungere a Nord il ristorante; annunciando la “sistemazione dei cortili”.
Ora, dobbiamo dire che la chiusura del museo è stata una ferita per la cultura della Città, dal momento che la vasta esposizione di uccelli offriva una singolarità nella rete di proposte del territorio ed un’occasione per la conoscenza della fauna avicola locale. Singolarità accompagnata dall’ ”esibizione dei rapaci” nel campeto della Rocca, molto seguita dai turisti e dalle scolaresche.
Dell’ascensore-minareto ci siamo già occupati. È un progetto semplicemente assurdo, che, realizzato, suona offesa alla storia, all’ambiente, al Decreto Soragni, di cui Marostica gode, ma che non si vuol realizzare, dopo dieci anni dalla promulgazione sulla Gazzetta Ufficiale. Oso sperare che il soprintendente dottor Vincenzo Tiné – da me avvisato – blocchi nuovamente l’insana idea, che porterebbe all’elevazione di una struttura in cemento-vetro sull’aspro e selvaggio versante Nord del Pausolino, deturpando irrimediabilmente il paesaggio. L’Amministrazione dovrebbe preoccuparsi, piuttosto, di migliorare la strada di accesso, sostituendo il cemento di sostegno, abbandonando l’asfalto deteriorato, eliminando gli scarichi a vista, tagliando le piante selvatiche e infestanti per mostrare il vallo naturale scaligero, come sostenne Aurelio Galfetti, quando venne a Marostica (cfr. Bellinzona, restituita dal grande architetto).
Per i due cortili interni esiste da anni un disegno della Soprintendenza (cfr. i miei interventi a Padova, quando esisteva la sede ministeriale per l’archeologia), mirato al rilievo del sottosuolo (oggi facilitato dagli infrarossi), prima di procedere alla pavimentazione (sperando che non sia la solita asfaltatura).
Si vuole, infatti, accertare – attraverso il rilievo archeologico – quale potesse essere il Castello scaligero, che gli storici descrivono imponente ed impressionante: “Marostega à il castello in cima al monte, è quadro, con quatro toresini ed una torre in mezzo”. Il Matteazzi [esagerando] parla di “una campana della comunità ben grande, che, suonando, si soleva, nella seconda dell’aere, sentir sino a Vicenza, quindeci miglia lontana da Marostica” [detta campana, rifusa e ridotta, è il campanon sistemato, ora, nella torre del Doglione].
Stando ai rilievi effettuati ed alla documentazione d’archivio, il Castello doveva contenere tutto ciò che serviva per essere autonomo e ospitare la residenza del castellano, le milizie, i difensori, le stalle, provvisto di “un profondo pozzo, un mulino da vento, una chiesa non piccola”.
La fortezza fu importante campo di battaglia durante la Guerra di Cambrai (1508-11).

La telenovela della Taverna de Marostega continua …