MAROSTICA CITTÀ DELLA CULTURA DELLA SOPPRESSA COL PAN ED EL VIN E DELLE MASCHERE CON MOZZO, PANICI E BUCCO

di Mario Scuro

L’Amministrazione Comunale di Marostica, subito dopo l’affermazione elettorale (anche senza un articolato programma) del 10 giugno 2018, annunciava – con una serie di interventi sui media – un ambizioso programma culturale per Marostica “città che vanta oltre sessanta associazioni”.
Stralciamo: “… ritorno della biblioteca, appaltata alla Cooperativa socio-culturale di Mestre, alla conduzione comunale”; “… linee programmatiche per coordinare la proposta culturale delle associazioni”; “… la Città meta di grandi eventi, quali la mostra di Van Gogh, tenuta a Vicenza”; “… a Marostica non ci si annoierà mai” (Il Giornale di Vicenza, 15 agosto 2018).
Già prima, nelle quattro righe del succinto programma elettorale 2018-23, presentato all’ultimo momento, il futuro sindaco Matteo Mozzo assicurava “l’impegno per la città smart; Marostica green beach; cinema e teatro all’aperto e al chiuso; recupero del patrimonio esistente; recupero del patrimonio collinare”.
Oggi, giunti alla metà del quarto anno di mandato, se riportiamo quanto successo nella riunione di fine anno della Consulta fra le Associazioni Culturali, c’è da rimanere delusi, amareggiati.
Il sindaco, assessore alla Cultura, Matteo Mozzo non si è presentato all’appuntamento (fissato fin dal 17 novembre scorso), né ha motivato le ragioni dell’assenza (ma questa è ormai un’abitudine, anche con gli altri appuntamenti culturali: v. Autunno musicale, Accademia del Caffè, Compagnia delle Mura… non per Zucchero, il settembre scorso).
Non si è visto il presidente della Biblioteca Civica, nonché regista della Partita a Scacchi, Maurizio Panici, il quale, nonostante i solleciti, deve ancora presentare il “Piano Culturale per Marostica”, annunciato l’ormai lontano 28 febbraio 2019.
Non è intervenuto nemmeno il tuttologo presidente della Pro Marostica, geom. Simone Bucco, sempre in piazza per altri affari.
Del futuro servizio della Biblioteca Civica non si parla più; mentre la vicina Bassano ha emanato un bando di concorso per l’assunzione di “due bibliotecari”.
Per i grandi eventi non si è ancora riusciti a comporre un “progetto unitario” per la città scaligera, dichiarata centro storico di interesse pubblico (nel frattempo, sempre la vicina Bassano, pur con diverse visioni operative, ha risolto il problema del Ponte Vecchio).
Alcune associazioni (Marostica incontra, Mondo Rurale) stanno chiudendo i battenti, per mancanza di ricambio generazionale. Le “giovani truppe cammellate”, annunciate dai giovani amministratori, non si vedono agli appuntamenti culturali (dove, ormai, il più giovane cittadino presente ha superato abbondantemente la soglia dei 40 anni e gli unici giovani presenti sono gli stessi amministratori).
Ma Marostica è “orgogliosa”, poiché sa offrire (a pagamento) pane, soppressa e Torcolato in piazza o la mescita sulla collina di San Benedetto (che non è mai stata terra di vino).