MAROSTICA HA COSTRUITO IL “MITO” DELLA PARTITA A SCACCHI, COME VENEZIA HA COSTRUITO I SUOI. GRAZIE AI PROBI MAROSTICENSI DEL SECOLO SCORSO

Fare una Partita a Scacchi vivente sulla Piazza a Marostica sembrava nel 1923 una goliardata. Invece grazie ad un gruppo di intelligenti ed orgogliosi cittadini di Marostica, raggruppati attorno alla locale Pro Loco, si è creato nei successivi primi anni ‘50 il “mito” della Partita a Scacchi, grazie anche all’apporto determinante dell’artista Vucetich, che ne ha scritto ed ambientato la storia.
Ma cosa è un “mito”? “Il mito non è una spiegazione che soddisfi un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali, esso esprime , stimola e codifica la credenza; salvaguardia e rafforza la moralità; garantisce l’efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell’uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non una favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo”.

E questo mito della Partita a Scacchi è ripreso direttamente dalla tradizione veneziana. Basta pensare al mito di San Marco e del leone, ben ripreso nel testo della Partita. San Marco è apostolo ma soprattutto evangelista, braccio destro di San Pietro. È rappresentato dal Leone come simbolo della Resurrezione di Cristo. Nell’828 le reliquie di San Marco vengono portate a Venezia e l’evangelista diventa il protettore di Venezia. Si costruisce il “mito” del patrono di Venezia.

Ecco quindi una lettura reale e di estrema potenzialità di narrazione della Partita a Scacchi direttamente collegata a Venezia. Una piccola cittadina fortificata nel medioevo crea un mito per coinvolgere in modo forte i propri concittadini e con orgoglio presentare la propria storia. Ed il mito è così reale che ha un grande successo e notorietà. Ovviamente sta ai cittadini di Marostica mantenere e rafforzare la Partita a Scacchi, evitando confusione e litigi su chi è o è stato più bravo. Ma bisogna invece mantenere il livello culturale dei probi cittadini degli anni ’50.
Il prosecco invece ha una storia recente ed al momento non ha alcun mito se non la triste realtà che le api non sopravvivono nelle zone delle viti per i troppi pesticidi usati. E chissà quanti ne beviamo.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica