LE TROPPE CERIMONIE MILITARI CON GLI ALPINI IN PRIMA LINEA ANCHE A MAROSTICA SONO INDECENTI. SAREBBE ORA DI CAMBIARE QUESTA STORIA E “RIPOSIZIONARE” GLI ALPINI CON LE DOVUTE DISTINZIONI

In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di numerose cerimonie a ricordo soprattutto della guerra 1915-18. Ma non sono mancate quelle con riferimento alla ignobile “campagna di Russia”.
L’ultima della serie è quella dell’inaugurazione del restauro del Comando di Tappa a Vallonara. Ovviamente con la partecipazione di tutte le varie associazioni di Alpini che in questi tempi sfornano più sfilate possibili. Sembra quasi che la guerra si avvicini.
Noi abbiamo fatto l’obbligatorio servizio militare come Artigliere di Montagna a Feltre. Avevamo cercato di evitarlo ritenendolo inutile ed una grande perdita di tempo, ma purtroppo il tentativo di fare il servizio civile per tre anni all’Università di Santiago in Cile non fu possibile per l’arrivo di Pinochet, il sanguinario dittatore. Era tutto ok, ma eravamo nel 1973 e non abbiamo voluto rischiare la pelle.
Certo il collante tra gli ex Alpini è il cameratismo collegato anche ad un vissuto “militare” locale. E quindi andrebbe fatta una prima distinzione tra attività militare e attività sociale, che è la più importante per gli ex.
Se poi ci confrontiamo con altri Paesi, non esiste una situazione del genere. Le guerre passate sono per lo più dimenticate soprattutto dai Paesi che le hanno perse. E non esiste una organizzazione territoriale come gli Alpini. Ci sono solo importanti date di ricordo soprattutto per la liberazione dai nazi-fascisti.
Il fatto è che poi la troppa esaltazione del cameratismo fa dimenticare la storia, le guerre esecrabili con i loro eccidi ed inutilità.
L’Italia ne 1915-18 non fu invasa, non si difese, ma dichiarò la guerra tradendo l’alleanza che aveva co Austria e Germania. Ed i territori di lingua italiana poteva ottenerli per via di negoziati non voluti dal governo italiano.
La prima guerra mondiale fu la causa del fascismo e di quelle situazioni che portarono alla disfatta dell’Italia nella seconda guerra mondiale.

Ora sarebbe opportuno “riposizionare” le associazioni degli Alpini distinguendole nettamente dall’esercito e valorizzando esclusivamente la loro importante attività di volontariato ed aprendole anche a chi non ha fatto la naja. Insomma gli Alpini non come soldati ma volontari per il bene della comunità.

Osservatorio Economico Sociale di Marostica