UN SACERDOTE ANTIFASCISTA E STORICO

MONS. PIERANTONIO GIOS DI ASIAGO CON LO STORICO DE GRANDIS SONO LE PERSONE CHE HANNO RIVELATO L’ASSASSINIO DEI 4 PARTIGIANI COMUNISTI A CONCO DA PARTE DEI PARTIGIANI CATTOLICI ONORATI COME “MARTIRI” DALLA LAPIDE NEL CORTILE DEL CASTELLO DI MAROSTICA. UN FALSO STORICO
………….
Un dato evidente in tutte le occasioni, anche quando sapeva ritagliare aspetti inediti perfino nella consolidata agiografia di san Gregorio Barbarigo, ma soprattutto nelle pubblicazioni dedicate alla resistenza sull’Altopiano di Asiago.
«Puntuali ricerche – scrive Liliana Billanovich – compiute da Gios su vicende resistenziali scabrose e controverse (a partire da quella riguardante il gruppo partigiano di Fontanelle di Conco) hanno portato a ricostruzioni e narrazioni storiche che hanno suscitato, da parte di gelosi custodi istituzionali della memoria partigiana, polemiche e contestazioni, da leggersi anche sullo sfondo di contrapposizioni radicate nella storia passata e ancora operanti nei vissuti di protagonisti o eredi dei tragici eventi di quella guerra civile che divise le popolazioni dell’Altipiano».
Le polemiche non l’hanno spaventato «convinto altresì di condurre una battaglia di alto valore etico-civile, pure al fine di favorire forme di pacificazione, non certo affidate alla fittizia costruzione di una “memoria condivisa” o a revisionismi alteranti i termini del conflitto allora consumatosi, bensì fondate sul comune riconoscimento di una verità ricostruita e spiegata in modo attendibile, premessa per oneste e rasserenanti ammissioni di responsabilità, così da far spazio al superamento delle laceranti divisioni derivate dai fatti cruenti del passato, lasciando alle spalle gli strascichi di odi e rancori».
Il tutto nel quadro del concetto che mons. Gios aveva del mestiere di storico come servizio alla verità, non disgiunto dal servizio, di essenziale importanza, alla chiesa, «non nella prospettiva di concorrere a celebrare, difendere o esaltare l’istituzione cattolica, bensì nell’intento onesto e sincero di ricercare e accertare la verità storica qualunque essa fosse».
Un atteggiamento che le rivelava il prete fortemente imbevuto di spirito conciliare «per la convinta adesione a quello che può esser ritenuto l’elemento portante del nuovo corso imboccato dalla chiesa conciliare, ossia il mutato approccio verso la storia, con la conseguente attenzione ai “segni dei tempi” e la riconsiderazione dei processi della modernità, con la rilettura del vangelo in rapporto alla concretezza delle situazioni umane, sociali, culturali del presente, ovvero la sua ri-comprensione alla luce della realtà storica contemporanea».
Lorenzo Brunazzo
Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)